TikTok cambia il giornalismo: come le nuove generazioni si informano (o si disinformano)

Scritto il 01/05/2025
da VivileCanarie ,

 


TikTok non è più solo la piattaforma dei balletti virali e delle challenge creative. Oggi, per milioni di under 30 in tutta Europa, è diventata una delle principali fonti di informazione. In pochi secondi, tra uno scroll e l’altro, i giovani scoprono notizie di politica, conflitti internazionali, attualità ambientale o cronaca, spesso attraverso contenuti realizzati da creator, e non da giornalisti professionisti.

Questo cambiamento sta riscrivendo le regole del giornalismo. Da una parte, TikTok offre opportunità reali: il linguaggio diretto, la possibilità di raggiungere un pubblico giovane che non legge quotidiani o guarda telegiornali, la capacità di rendere accessibili temi complessi. Dall’altra, pone rischi evidenti: disinformazione, mancanza di approfondimento, diffusione di notizie false o non verificate.

Il cosiddetto “giornalismo veloce” si nutre di video brevi, titoli accattivanti e immagini forti. Ma può un contenuto da 30 o 60 secondi raccontare davvero la complessità del mondo? Spesso no. Eppure, questo è il formato dominante per una generazione abituata alla rapidità e alla sintesi.

A complicare il quadro è il fatto che molti utenti non distinguono tra un’informazione verificata e un’opinione personale. Sui social, il confine tra giornalista e influencer è sempre più sottile, e ciò rende fondamentale sviluppare un pensiero critico nei lettori. Il pericolo non è solo quello di essere male informati, ma di non accorgersene affatto.

Nonostante tutto, non si può parlare di una generazione disinteressata. Al contrario: molti giovani vogliono informarsi, capire, partecipare. Ma chiedono contenuti adatti al loro modo di comunicare. È compito del giornalismo — se vuole restare vivo — imparare a parlare anche questo linguaggio, senza perdere rigore e veridicità.

TikTok non è la fine del giornalismo. È una sfida. Un’occasione per ripensare formati, stili, linguaggi. Perché anche nel flusso veloce e distratto dei social, c’è spazio per un’informazione che sia rapida, sì, ma anche affidabile, chiara e rispettosa dell’intelligenza di chi la ascolta.