Quando la memoria parla: gli anziani canari che custodiscono le tradizioni

Scritto il 21/10/2025
da Caterina Chiarelli

Ogni isola ha la sua voce, e nelle Canarie questa risuona con l’accento dolce e lento degli anziani che custodiscono la memoria del tempo. Tra mare e montagna, dove la vita scorre piano, sono loro a preservare un patrimonio culturale che resiste attraverso la lavorazione della ceramica, la tessitura a mano, le ricette tramandate e i racconti delle antiche feste popolari. Le loro storie non sono soltanto ricordi, ma fili che tengono unite le generazioni, perché qui la tradizione non è nostalgia: è identità, radice e futuro.

Nei piccoli villaggi affacciati sul mare o nascosti tra le montagne, come Villa de Ingenio, a Gran Canaria, o La Orotava, a Tenerife, la vita conserva ancora il ritmo della memoria. Nelle ore più quiete del giorno, i cortili si riempiono del fruscio delle foglie di palma intrecciate, del suono dei telai e delle voci che si mescolano alle melodie di una radio accesa. Gli uomini continuano a lavorare l’argilla secondo tecniche antiche, plasmando oggetti che raccontano la storia di un popolo. Questi gesti, un tempo parte della vita quotidiana, sono oggi simboli di appartenenza e resistenza culturale.

Negli ultimi anni, molte comunità dell’arcipelago hanno riscoperto il valore sociale dei loro anziani, creando laboratori, orti condivisi e spazi di incontro dove le mani esperte insegnano ai più giovani i mestieri di una volta. Iniziative come il progetto “Auchón”, basato sulla coabitazione e sullo scambio intergenerazionale, mostrano come la memoria possa diventare un motore di solidarietà e futuro. In questi luoghi la tradizione si rinnova, e il tempo ritrova un ritmo più umano: lento, consapevole, legato alla natura e alla comunità.

Ma non è sempre facile mantenere vive le tradizioni. L’avanzare del turismo di massa e la globalizzazione rischiano di uniformare le culture, facendo dimenticare gesti e saperi antichi. Eppure, nelle Isole Canarie, la memoria continua a resistere. Vive nelle cucine dove si preparano ricette tramandate, nelle feste patronali che animano i villaggi, nei laboratori dove si intrecciano fibre naturali e storie familiari. Ogni gesto ripetuto, ogni oggetto modellato, ogni canto condiviso diventa un atto di resistenza silenziosa: un modo per affermare che l’identità non si perde, ma si trasforma.

Raccontare tutto questo significa rendere omaggio a chi, con pazienza e amore, ha costruito l’anima delle isole. Gli anziani delle Canarie ci ricordano che la modernità non si misura nella velocità, ma nella continuità: nel saper conservare le radici mentre si guarda al futuro. Forse la vera innovazione è proprio questa: guardare avanti senza dimenticare chi ci ha insegnato a costruire.