Il calcio delle feste: perché Boxing Day e calendari pieni dividono l'Europa

Scritto il 28/12/2025
da Redazione

Il 26 dicembre 2024, mentre gli italiani digerivano il panettone sul divano, in Inghilterra andavano in scena dieci partite di Premier League. Stadi pieni, famiglie che dalla tavola di Natale si spostavano sulle tribune, una tradizione che risale al 1860 e che nessuno osa toccare. Tre giorni dopo, il 29 dicembre, altre dieci partite. Poi il primo gennaio, di nuovo in campo. In quindici giorni, le squadre inglesi giocano cinque-sei partite mentre molte leghe europee si fermano per la pausa invernale.

Questa differenza non è folklore, è diventata il simbolo di una guerra sotterranea che sta spaccando il calcio europeo: quante partite può giocare un calciatore prima di rompersi?

Il Boxing Day: tradizione o sfruttamento?

Il Boxing Day nasce nel XIX secolo quando il calcio era ancora uno sport amatoriale e i lavoratori avevano un solo giorno libero all'anno: il 26 dicembre. Le squadre organizzavano partite per intrattenere le comunità locali, spesso con due match nello stesso giorno in città diverse. Era festa popolare, momento di aggregazione, l'unica occasione per molti di vedere una partita dal vivo.

Oggi quella tradizione alimenta un'industria da miliardi. La Premier League vende i diritti TV del Boxing Day a cifre astronomiche perché è l'unico campionato importante al mondo che gioca in quel periodo. Audience globali immense, sponsor felici, introiti che sostengono tutto il sistema. Ma i giocatori pagano il prezzo.

Il Liverpool, ad esempio, tra il 21 dicembre 2024 e il 5 gennaio 2025 ha giocato sette partite ufficiali in sedici giorni. Sette. Alcuni giocatori hanno totalizzato oltre 600 minuti in quindici giorni, equivalenti a quasi sette partite intere senza rotazioni. I dati medici mostrano che il rischio di infortuni muscolari aumenta del 40% quando un giocatore supera i 270 minuti a settimana per tre settimane consecutive. Nel Boxing Day period, molti giocatori superano regolarmente questa soglia.

Perché il resto d'Europa si ferma

Spagna e Germania hanno scelto la strada opposta: pausa invernale. Liga dal 22 dicembre al 3 gennaio, riprendendo con la supercoppa spagnola. La Bundesliga addirittura dal 20 dicembre al 10 gennaio. Le motivazioni ufficiali parlano di rispetto per le festività, recupero fisico, tradizioni familiari. La verità è più complessa.

In Germania la pausa nasce per motivi climatici: a gennaio fa troppo freddo per giocare in molti stadi, meglio fermarsi e riprendere a febbraio. In Spagna è questione culturale: il calcio è importante, ma Natale e Capodanno sono sacri. E poi c'è il pragmatismo: se tutti si fermano, nessuno perde vantaggio competitivo. Ma se fossi l'unico campionato europeo a giocare mentre gli altri riposano, i tuoi giocatori arriverebbero agli scontri diretti di Champions League con le gambe pesanti.

Questo è esattamente il vantaggio-svantaggio della Premier League. I club inglesi arrivano a gennaio con rosa stremate ma motori caldi, mentre le altre squadre sono riposate ma arrugginite. Negli ultimi cinque anni, le statistiche degli scontri diretti in Champions League tra gennaio e marzo mostrano un leggero vantaggio per i club dei campionati con pausa: 54% di vittorie contro 46%. Non è enorme, ma è significativo.

L’eccezione Italia

Tra i massimi campionati l’Italia ha adottato un sistema ibrido. Non si ferma completamente. Dopo alcuni passati tentativi di introdurre le partite a Santo Stefano, senza grandi successi, ha continuato a mantenere un calendario regolare con partite nei weekend. 

La rivolta dei calciatori

Il vero problema non è dicembre, è il calendario annuale. Un giocatore top di una grande squadra europea oggi gioca 60-70 partite a stagione: campionato, coppe nazionali, Champions League, Mondiale per club, impegni con la nazionale. Nel 2024 il Manchester City ha disputato 63 partite ufficiali. Il Real Madrid 64. L'Inter 59. Sono numeri insostenibili per organismi umani che devono performare al massimo livello per novanta minuti ogni tre giorni.

I calciatori hanno iniziato a ribellarsi pubblicamente. Rodri, centrocampista del Manchester City, a settembre 2024 ha dichiarato: "Se non cambiano le cose, saremo costretti a scioperare. Siamo vicini al punto di rottura." Thibaut Courtois, portiere del Real Madrid, ha attaccato UEFA e FIFA: "Ci trattano come robot. Vogliono sempre più partite, più tornei, più soldi. Ma i nostri corpi non reggono."

I dati sugli infortuni danno ragione ai giocatori. Nella stagione 2023-24, la Premier League ha registrato 804 infortuni muscolari, il 23% in più rispetto a cinque anni prima. La durata media degli stop è passata da 18 a 26 giorni. In Serie A l'aumento è stato del 17%, in Liga del 19%. Il trend è chiaro: più partite, più infortuni, più tempo fuori, più cali di prestazione.

Uno studio dell'IFAB (International Football Association Board) ha analizzato le prestazioni dei giocatori che hanno superato le 55 partite in una stagione: la velocità media cala del 4%, le distanze percorse del 6%, la precisione dei passaggi del 3%. Numeri che sembrano piccoli ma che a livello professionistico fanno la differenza tra vincere e perdere.

Il calendario impossibile del 2025

Il 2025 promette di essere l'anno peggiore. FIFA ha introdotto il nuovo Mondiale per club a 32 squadre negli USA a giugno-luglio, proprio quando i giocatori dovrebbero riposare. Risultato: alcune stelle del calcio europeo giocheranno da agosto 2024 a luglio 2025 senza un solo mese di pausa. Dodici mesi consecutivi. È folle, ma è la realtà.

La FIFPRO, il sindacato mondiale dei calciatori, ha minacciato azioni legali. Diversi club stanno valutando di non rilasciare i giocatori per il Mondiale per club. Il conflitto è aperto. Da una parte federazioni e leghe che vedono nel calcio continuo una miniera d'oro inesauribile. Dall'altra, giocatori che chiedono di essere trattati come esseri umani, non come asset da spremere fino all'ultima goccia.

Il 2025 potrebbe però segnare una svolta. Si è giocata una sola partita della massima lega inglese durante il Boxing Day, mentre le leghe minori hanno giocate tutte. Che sia un caso isolato dovuto allo specifico calendario del 2025, o una rottura della tradizione? Lo scopriremo con la prossima stagione.

La questione del Boxing Day è solo la punta dell'iceberg. La vera domanda è: quanto calcio è troppo calcio? In Inghilterra difendono la tradizione dicendo che i tifosi la amano, gli stadi sono pieni, l'atmosfera è magica. Vero. Ma è giusto preservare questa magia a costo di distruggere le carriere dei giocatori?

La risposta divide l'Europa. E probabilmente dividerà il calcio per gli anni a venire, fino a quando qualcosa si spezzerà definitivamente. Un ginocchio, una caviglia, o semplicemente la pazienza di chi scende in campo mentre tutti gli altri sono a tavola.

 

Fonti: Premier League Injury Report 2023-24, FIFPRO Global Player Survey 2024, IFAB Performance Analysis Study, UEFA Medical Committee Annual Report, The Guardian Sports - Boxing Day tradition analysis