Alcune espressioni e frasi più popolari in spagnolo (pt.1)

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Alcune espressioni e frasi più popolari in spagnolo (pt.1)

Lo spagnolo è una lingua molto ricca e articolata con le sue irregolarità ma anche con regole grammaticali ben radicate, come del resto lo sono le altre lingue latine che han subito forti influenze lessicali da altre culture durante il susseguirsi di dominazioni straniere. Questa ricchezza linguistica si manifesta anche attraverso le numerose frasi quotidiane che a volte sono impossibili da tradurre. Molte di queste frasi idiomatiche ed espressioni popolari sono usate quotidianamente dagli spagnoli, ma non dobbiamo dimenticare che sono colloquiali e, quindi, è corretto usarle solo in situazioni informali (con gli amici, in famiglia…). Inoltre va ribadito che il suo significato è figurato e non letterale, pertanto va compresa la frase o l’espressione nel suo insieme, senza tentare di capirne il senso traducendo parola per parola. Andiamo ora a conoscerne alcune delle più comuni, fornendo una traduzione ed una spiegazione del loro uso corrente.

  • A la vejez, viruelas. = alla vecchiaia, i brufoli (nel senso di eruzioni cutanee giovanili ). Viene utilizzato quando accade qualcosa fuori stagione o tempo. Si dice in tono ironico quando qualcuno di una certa età si comporta come è consuetudine in gioventù, incluso in amore. Si riferisce soprattutto a coloro che resistono all’invecchiamento e lo dimostrano facendo azzardate conquiste amorose. Un comportamento inappropriato per una persona di una certa età potrebbe rientrare in questa casistica.
  • Costar o valer un Potosí = Costa o vale come un Potosí. Nello specifico si fa riferimento alle miniere di Potosí (attuale Bolivia) ma in epoca coloniale appartenevano al vicereame del Perù. C’erano miniere d’argento molto abbondanti e di altissima qualità. L’argento e l’oro estratti dall’America giunsero in Spagna nel XVI secolo e furono utilizzati in gran parte per pagare i banchieri che avevano finanziato le spedizioni nel “nuovo continente”. Fu coniata addirittura una moneta d’argento che era il Potosí, o real de a 8, ed era molto preziosa, tanto da essere paragonata al franco, alla sterlina e ai fiorini dell’epoca.
  • Estar metido en el ajo = Star messi nell’aglio. Significa che qualcuno è coinvolto o partecipa a qualche questione illegale o non etica e conoscere fattio cose più o meno segrete che vengono trattate in modo clandestino. Pare che un tempo la parola “ajo” potesse significare anche affari tra più persone, come appare in un dizionario intorno al XVIII secolo. Successivamente quel significato andò perduto, ma venne mantenuta questa espressione.
  • El mal de milano, las alas quebradas y el pico sano = Il male del nibbio, le ali bruciate ed il becco sano. Il detto critica chi, fingendosi malato o impedito, evita il lavoro e però si presenta a mangiare con assoluta puntualità.
  • Hablando del rey de Roma, por la puerta asoma = Parlando del re di Roma, alla porta appare. Si utilizza quando una persona della quale si sta parlando fa improvvisamente la sua comparsa proprio nello stesso momento in cui si parla di lei. Per questo, dato che era l’argomento della conversazione, si utilizza questa frase, per intendere “stavamo parlando di te”.
  • Ir al grano = Andare al grano. Significa “arriviamo al sodo” o a ciò che importa. Deriva dalla tradizione contadina che divideva la paglia, poco importante, dalla semenza che in questo caso rappresenta ciò che conta e interessa sapere.
  • Llevarse el gato al agua = Portarsi il gatto in acqua. Il detto viene utilizzato per esprimere il successo di una persona nel raggiungimento di un obiettivo difficile, perseguito anche da altri. L’origine della frase è incerta ma sembra che anticamente sulle rive dei fiumi si facesse un certo gioco con un gatto. Vinceva colui che riusciva a immergerlo nell’acqua : cosa alquanto difficile e pericolosa poiché il felino si divincolava e difendeva con le unghie e morsi.
  • Remover Roma con Santiago = Smuovere Roma con Santiago. Il ‘Santiago’ a cui si riferisce la locuzione è la città di Santiago de Compostela in Galizia. In Spagna (e per molti secoli), il principale luogo del potere ecclesiastico è stato Santiago de Compostela (soprattutto nel Medioevo, a partire dalla costruzione della sua famosa cattedrale, costruita tra l’XI e il XIII secolo). Questo detto molto popolare, legato alla ricerca di soluzioni ad una questione problematica, sorse in un momento imprecisato, ma potrebbe benissimo risalire alla fine del Basso Medioevo o al periodo immediatamente successivo. L’importanza di Roma e Santiago di Compostela come centri del potere ecclesiastico e, soprattutto, come le due grandi mete europee del pellegrinaggio cristiano, fece sì che ad esse fosse concesso un’influenza e, soprattutto, un prestigio che avrebbe dato origine a questa frase. In senso religioso, ciò che non è stato possibile risolvere in queste due grandi città difficilmente potrebbe essere risolto in futuro. Questo modo di dire, ancora vivo nel linguaggio odierno, ha un doppio significato: viene utilizzato per evidenziare la difficoltà di una determinata ricerca e per accettare l’uso di tutti i tipi di opzioni per risolvere una questione.
  • Dormir la mona = addormentare la scimmia. Si intende la dormita post-sbronza. “Mona” è una parola popolare e colloquiale per riferirsi all’ubriacatura (chiamata più comunemente “borrachera”). “Mona” è anche un termine per riferirsi alla scimmia e l’origine di questa antica espressione è incerta ma pare che alluda alla somiglianza tra l’andatura di un ubriaco e proprio di una scimmia. In passato durante alcune feste paesane spagnole per far divertire il pubblico vi era l’abitudine di ubriacare delle scimmie e probabilmente da qui si è giunti all’espressione odierna.
  • Meter la pata = metterci la zampa. Qui la zampa non si riferisce a nessun animale, ma a persone che per qualche motivo hanno detto o fatto qualcosa di inappropriato per ignoranza, inettitudine, nervosismo o semplicemente stupidità. Esistono diverse teorie sull’origine dell’espressione. Sono in molti a credere che la zampa si riferisca al fatto che un animale metta la zampa in una trappola tesa da un cacciatore e vi rimanga intrappolato, il che è senza dubbio un grave errore. Altri sostengono che anticamente in molte città spagnole si usava la parola “pateta” per chiamare il diavolo dando luogo ad un modo di dire, oggi poco usato, ”Mentar a pateta”, che significa menzionare o nominare il diavolo. Nel corso degli anni la trasmissione verbale da generazione a generazione avrebbe trasformato la frase originale cambiando “mentar” in “meter” e “pateta” per “pata”.
  • Que te den morcilla =che ti diano una salsiccia di sanguinaccio. Viene utilizzato come esclamazione o imprecazione diretta a qualcuno che provoca disagio o rifiuto. Nel secoli scorsi per combattere le epidemie di rabbia nei cani randagi vi era l’abitudine di introdurre veleno di stricnina nei sanguinacci in modo che gli animali infetti li mangiassero e morissero. Da qui il modo dispregiativo di nominare la “morcilla”, oggi una delle tapas più apprezzate dei ristoranti spagnoli. (link seconda parte pubblicata)

Articolo del S.Tenente CC. Pil. cpl  (r)  Giuseppe Coviello

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articolo pubblicato nel Periodico Vivi Tenerife settembre 2023

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