La Guardia Civil e l’Arma dei Carabinieri condividono il titolo di BENEMERITA per la medesima missione: proteggere i cittadini

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La Guardia Civil e l’Arma dei Carabinieri condividono il titolo di BENEMERITA per la medesima missione: proteggere i cittadini.

Di funzioni e impiego istituzionale abbastanza simile ai Carabinieri italiani, la Guardia Civil spagnola è chiamata anch’essa “la Benemerita”. Ha un cappello tradizionale, ora riservato all’alta uniforme, abbastanza simile. Ha anch’essa una tradizione di impiego degli agenti a coppie oggetto storico di folklore e anche di aneddoti di vita e romanzi. Ha nella Virgen del Pilar una patrona abbastanza simile alla Virgo Fidelis dei Carabinieri. E oggi Carabinieri italiani e Guardia Civil collaborano nella Gendarmeria Europea, con sede a Vicenza, assieme a Gendarmeria francese, Guardia Repubblicana portoghese e Marechaussée olandese.

Le due Benemerite, infatti, hanno in comune lo stesso senso della disciplina e di lealtà e vantano inoltre una presenza estesa su tutto il territorio che permette loro di integrarsi a fondo con la popolazione con cui condividono quotidianamente la vita sociale ed economica. Inoltre tutte e due si ispiravano al medesimo modello della Gendarmeria Francese creata nel paese transalpino in epoca napoleonica.

Le storie dell’Italia e dell’Arma dei Carabinieri sono parallele e il loro inizio risale, all’incirca, a due secoli addietro. In particolare, la nascita del Corpo dei Carabinieri Reali è stata voluta dal re di Sardegna Vittorio Emanuele I, appena rientrato a Torino, al termine del periodo di occupazione francese. Con la promulgazione delle “Regie Patenti” che segnarono la nascita dei Carabinieri, il nuovo istituto armato doveva espletare la duplice funzione della difesa militare dello Stato in tempo di guerra e di vigilare, con speciali doveri e prerogative, alla conservazione della pubblica e privata sicurezza in tempo di pace. Quel Corpo di soldati d’élite, armati di carabina (per questo chiamati Carabinieri), era il primo Corpo dell’Armata Sarda (come allora si chiamava l’esercito piemontese) ed aveva la peculiarità, a differenza delle altre componenti dell’Esercito, di essere capillarmente diffuso sul territorio, non solo nelle città ma anche nei piccoli borghi, a stretto contatto con la popolazione. Con l’unità del Regno d’Italia i Carabinieri Reali  furono l’unica forza di polizia operante in Italia diventando ben presto la prima Arma dell’Esercito, fin quando nel marzo del 2000 avrà collocazione autonoma nell’ambito del Ministero della Difesa, con rango di Forza Armata. Fin dalla fondazione, i Carabinieri sono, infatti, parte integrante della storia d’Italia. Una storia con innumerevoli pagine di dedizione, di attività silenti, di impegno a servizio dello Stato e tutela del cittadino.

Infatti, non c’è vicenda della storia italiana, dall’epoca preunitaria alle cronache dei nostri giorni, che non veda l’Arma a difesa del bene comune e dei valori fondanti della Nazione, con innumerevoli testimonianze di un impegno umile e silenzioso che dei Carabinieri è cifra distintiva. L’appellativo “Benemerita” comparve per la prima volta in una relazione parlamentare del 1864 e divenne il modo familiare e riconoscente con cui gli italiani chiamano affettuosamente l’Arma dei Carabinieri.

In Spagna, a distanza di circa 30 anni dalla fondazione dei Carabinieri Reali, dopo diversi tentativi andati a vuoto per creare una forza nazionale di polizia, nacque un nuovo Corpo che la Regina Isabella II denominò “Guardia Civil”. Il nome faceva riferimento alla sua doppia natura, militare e civile, caratteristica che le ha permesso di sopravvivere ai molti cambiamenti avvenuti nel corso dei suoi 177 anni di storia e che le ha guadagnato il titolo di “Benemerita”.

In quel periodo storico la Spagna era un paese devastato dalla Guerra d’Indipendenza, dalla perdita delle colonie d’oltremare, dalla prima Guerra Carlista e dalla presenza in tutta la penisola, e specialmente nelle aree rurali, di molte bande criminali e di fenomeni di brigantaggio. La necessità di porre rimedio a tale preoccupante mancanza di sicurezza pubblica spinse la monarchia a chiedere la creazione di un Corpo con pari compiti a quelli che già esistevano in altri paesi europei e in particolare modo simile al Corpo dei Carabinieri Reali d’Italia. Così, nel marzo del 1844, si incaricò il Maresciallo di Campo D. Francisco Javier Girón y Ezpeleta , II Duca de Ahumada, per la creazione di un “corpo speciale di Forza Armata di Fanteria e Cavalleria”, denominato “Guardias Civiles”. Il 13 maggio 1844 nasce per Real Decreto il corpo militare della Guardia Civil spagnola con il compito specifico di garantire un’efficace protezione delle persone e della proprietà e di concorrere in tempo di guerra alla difesa dei confini nazionali.

Per completare la costituzione di questo nuovo corpo d’Élite e distinguerlo dai frammentati corpi di polizia precedenti o paralleli, nel dicembre del 1845, di proprio pugno, il Duca de Ahumada stila un documento che costituisce l’autentico ed attuale codice morale della nuova istituzione : la “Cartilla de la Guardia Civil” che sintetizza i regolamenti anteriori e che, con alcune modifiche, compone l’attuale “Regolamento per il Servizio della Guardia Civil”. Attraverso la sua minuziosa articolazione, la “ Cartilla” stabilisce la dottrina della Guardia Civil, un codice deontologico che vuole dotare il proprio personale di un alto concetto morale, del senso dell’onore e della serietà nel servizio, tutte caratteristiche che si possono riassumere nel suo motto «El honor es mi divisa», a sua volta sintesi del primo articolo dove si legge “…l’onore è la principale divisa di un Guardia Civil; deve, di conseguenza, conservarla senza macchia. Una volta perso, non si recupererà mai più”. Le analogie che si riscontrano tra le Cartilla del Duca de Ahumada, datato 1845, e le Regie Patenti piemontesi del 1814 sono innumerevoli e testimoniano il riconoscimento di un proficuo contributo offerto dell’esperienza dei Carabinieri Reali.

Il secolo scorso vedrà le due “Benemerite” operare fianco a fianco durante il triste periodo della Guerra Civile di Spagna , nel 1936-39, quando una speciale compagnia di Carabinieri Reali, al comando del T.Col. Giuseppe Piéche (divenuto poi, nel 1943, il primo Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri dopo l’era fascista) fu inviata al seguito del contingente militare italiano. In quel frangente la presenza dei Carabinieri fu molto importate nei territori sotto controllo delle truppe italiane, evitando che molte morti inutili avvenissero solo per vendetta o repressione politica. Questa forte rassomiglianza dei compiti istituzionali creava una grande confidenza tra i Carabinieri Reali e la Guardia Civil, la quale si dimostrava sempre premurosa nell’ospitare i commilitoni italiani nei loro “cuarteles”, corrispondenti alle nostre Stazioni dell’Arma. Nella retrovia non era raro vedere come la Guardia Civil prendesse addirittura ordini e disposizioni dalle Sezioni dei Carabinieri Reali, cooperando a stretto contatto in delicati e faticosi compiti istituzionali.

Oggi la missione della Guardia Civil, come quella dei Carabinieri, è garantire la protezione dei cittadini da ogni crimine li possa minacciare, assicurare il rispetto delle leggi portando chiunque le violi a risponderne davanti alla giustizia, difendere i diritti e le libertà fondamentali e preservare la sicurezza pubblica.

Entrambe hanno una doppia dipendenza: dal Ministero dell’Interno per quanto riguarda l’impiego e dal Ministero della Difesa per gli avanzamenti e le missioni di carattere militare.

I due Corpi militari di Polizia hanno meritato il loro appellativo di Benemerita” anche in virtù delle norme comportamentali dettati dai rispettivi Regolamenti Generali di cui si cita qualche esempio : “ ..la vessazione, la brutte parole e il malo modo mai dovranno essere usati da individui che vestano l’uniforme di questo onorato Corpo.”; “…saranno sempre disponibili con chiunque abbia bisogno”. Vediamo che la Guardia Civil come i Carabinieri hanno fissato nelle loro norme di comportamento un principio basilare di amabilità verso la popolazione che servono. I loro Vademecum stabilisce come prime armi del militare “la persuasione e la forza morale”, sottolineando che “…la Polizia deve usare la forza fisica nella misura necessaria per assicurare l’osservanza della Legge o per ripristinare l’ordine solamente quando l’esercizio della persuasione, il consiglio e gli avvisi non siano sufficienti per raggiungere gli obiettivi..”.

Le nostre “Benemerite”, dalla loro fondazione ai giorni nostri, hanno subito una trasformazione che segue l’evoluzione della società civile. Questo adattamento, non si è limitato alla modernizzazione dei mezzi di cui dispone. È stato impartito un continuo aggiornamento professionale, essendo esse, ad oggi, le forze di polizia tra le più prestigiose in Europa.

La tradizione secolare che le accomuna è rimasta immutata nel tempo, con la dimostrazione che consuetudine ed innovazione non contrastano tra loro, ma anzi danno migliori risultati nell’impegnativa lotta contro ogni forma di criminalità. Le regole deontologiche contenute da oltre due secoli nella “Cartilla” della Guardia Civil o nelle “Regie Patenti” dei primi Carabinieri Reali non saranno oggi ignorate, per esempio, da un loro appartenente, sia che piloti di un moderno elicottero o che conduca un’articolata investigazione scientifica in ambito criminalistico e, ovviamente, in nessun caso queste norme ostacoleranno il loro lavoro, ma, anzi al contrario, il risultato sarà doppiamente assicurato. In ogni caso è un dato di fatto che quei principi tramandati nelle diverse epoche storiche fanno parte oggi del patrimonio culturale della Guardia Civil e dell’Arma dei Carabinieri, e anche la loro conservazione nel tempo è motivo di orgoglio dei loro concittadini italiani e spagnoli.

Articolo del S.Tenente CC. Pil. cpl (r) Giuseppe Coviello

UNUCI – Sezione all’Estero Spagna / Is. Canarie

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Foto:

S.Ten. CC. Giuseppe Coviello, Presidente dell’UNUCI Spagna, con il Gen. Brig. J. M. Arribas Revuelto, Jefe della Zona Canarias della Guardia Civil

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