L’avventuroso viaggio di un probabile “Caravaggio” da Napoli a Madrid

0

L’avventuroso viaggio di un probabile “Caravaggio” da Napoli a Madrid

E pensare che era stato messo all’asta per 1.500 Euro. Un dipinto attribuito ad un pittore della cerchia di José de Ribera (artista del XVII secolo, conosciuto come lo Spagnoletto), messo all’asta lo scorso marzo, e all’ultimo momento ritirato dalla vendita perché potrebbe trattarsi dell’”Ecce homo” di Caravaggio. Il giallo nasce e s’infittisce subito. Esperti d’arte di tutto il mondo in subbuglio. Il Ministero spagnolo della Cultura ha sospeso la vendita da parte di una casa d’arte minore a Madrid, per evitare che potesse finire all’estero. È stata poi avviata dallo stesso Ministero la procedura per la dichiarazione di Interesse Culturale, con la quale s’intende garantire la permanenza dell’opera nel paese.

Esperti spagnoli credono che sia arrivata in Spagna nel 1656. L’Academia de San Fernando di Madrid suppone che sia passato nel 1823 nelle mani di Evaristo Pérez de Castro, un antenato degli attuali proprietari. Il Conte di Castrillo, Viceré di Napoli, lo avrebbe portato in Spagna due secoli prima. Ma come spesso succede con le opere di Caravaggio, è difficile stabilire con certezza identità e provenienza del quadro. Dalla Academia de San Fernando arriva l’ipotesi che nel 1823 l’”Ecce homo” sia stato permutato con un’opera di Alonso Cano, artista all’epoca più quotato del genio italiano. Una permuta che per i gusti dell’epoca andava a scapito di Pérez Castro, collezionista d’arte, oltre che diplomatico. Ma a lui poco importavano i pareri ufficiali. Era un eccentrico estimatore d’arte, dal gusto ben definito: pittura religiosa e un po’ tenebrosa.

E proprio le vicende della possibile tela del Caravaggio che si stava per vendere all’asta a Madrid hanno suscitato i dubbi della ricercatrice Itziar Arana della Academia San Fernando. Una volta saputo che proprietaria del quadro era la famiglia Pérez de Castro, non ha esitato ad avvisare i responsabili della Academia de Bellas Artes, che hanno emesso un comunicato nella pagina Facebook. Non si sa come sia finito tra le pareti dell’Accademia. Era un quadro dimenticato, ma non disperso. Pare che Caravaggio fosse un pittore poco apprezzato fino al 1951, quando venne riscattato da Roberto Longhi in una grande esposizione di Milano, dove – pare – in pochi ne apprezzarono l’importanza. Adesso sono state avviate ricerche per stabilire come il quadro che stava per essere venduto all’asta di Arana sia arrivato nelle sale dell’Accademia. Esistono in sostanza tre possibilità: che provenga dai conventi gesuiti soppressi nel XVIII secolo, che sia stato ceduto da qualche accademico o che sia frutto della cosiddetta “desamortización – o secuestro de los bienes de Godoy”, quando tra il 1800 e il 1808, Fernando VII fece sequestrare ed espropriare i beni della Compagnia di Gesù, ospedali, ospizi, Casas de Misericordia e diversi altri beni per favorire l’economia dello Stato.

Cosa è successo al quadro? Gli eredi di Pérez de Castro non parlano, anche se il fatto che per 198 anni non ci siano state più notizie sull’opera porta a pensare che sia sempre rimasta nelle mani della famiglia, fino a quando è apparsa nel catalogo della Casa d’Asta di Ansorena, lo scorso marzo, per 1.500 Euro.

Ma chi era Evaristo Pérez de Castro (1769-1849)? Fu protagonista della convulsa politica del XIX secolo spagnolo, dall’occupazione francese fino all’approvazione della prima Costituzione che consacrò la supremazia del popolo sul Re. A causa del suo profilo liberale, venne perseguitato durante gli anni di assolutismo di Fernando VII e costretto all’esilio in due occasioni. Molti liberali erano mecenati e protettori dell’arte, poiché questo veniva considerato un fattore di prestigio. La storia anteriore alla permuta del 1823 è ugualmente sconosciuta, anche se molti esperti sembrano sostenere la tesi che effettivamente fu il Conte di Castrillo a portare il dipinto in Spagna nel 1656. Il Viceré aveva comprato a Napoli un altro quadro di Caravaggio, una Salomè, attualmente esposta nel Palacio Real, autenticata da Longhi negli anni ’20 del secolo scorso.

Data la vita criminale del pittore, molti documenti che lo riguardano sono atti giudiziari. José Antonio de Urbina, Direttore della Galleria Caylus, ha fondati sospetti che si tratti di un quadro che appare per la prima volta in seguito ad una denuncia di Prudentia Bruni per il mancato pagamento dell’affitto e altri reati. Denuncia che porta al sequestro dei beni di Caravaggio. Un documento del 1605 parla di “tre dipinti”. Quando il pittore uccide Ranuccio Tomassoni, nel 1606, è costretto a fuggire da Napoli, portando via con sé alcune opere, tra cui sicuramente queste tre minori. Tuttavia, Massimo Pulini, pittore e docente di Storia dell’Arte incaricato di fare ricerche sul quadro, sostiene che l’opera venne dipinta nel 1605, per conto del Cardinale Massimo Massimi. Lo sostiene facendo riferimento a dei documenti che proverebbero che il Caravaggio si impegnò a dipingere un Ecce homo per il Cardinale proprio in quella data.

Per arrivare a tale conclusione, l’esperto ha tenuto conto del fatto che un parente del Cardinale Massimi, Monsignor Innocenzo Massimi, venne nominato Nunzio Apostolico a Madrid nel 1623, e potrebbe esser stato l’intermediario che fece arrivare l’opera nella capitale spagnola. La ricercatrice Rossell Vodret, esperta del maestro barocco, crede invece che le dimensioni dell’opera rendano difficile attribuirla a quella della collezione Massimi, perché nell’inventario del Cardinale si parla di un “quadro grande”, una descrizione che non coincide con le dimensioni della tela di Madrid. Anche secondo la ricercatrice, l’opera proviene dalla collezione del Conte di Castrillo, che fu Viceré a Napoli tra il 1653 e il 1659: “sappiamo da un inventario della sua collezione del 1657, che possedeva due quadri originali del Caravaggio: una Salomé (che si trova nel Palacio Real de Madrid) e un Ecce homo con un soldato e Pilato, di misura simile a quella del quadro in questione.

Jorge Coll, Amministratore Delegato della Colnaghi Art Gallery di Londra, nonché uno dei massimi esperti antiquari al mondo, si è appena trasferito a Madrid per coordinare i lavori di studio e analisi del dipinto, insieme ad altri esperti del Caravaggio, per poter far luce su questo affascinante mistero. Se l’opera dovesse risultare dell’artista milanese, si aprirebbe un ulteriore quesito, giacché attualmente, l’unico Ecce homo di Caravaggio ufficialmente esistente è il dipinto della collezione Doria a Palazzo Bianco a Genova. Potrebbero quindi sorgerenuovi dubbi sulla paternità dell’opera di Genova? Nuovi scenari di luci ed ombre, proprio come quelli che magistralmente rappresentava Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio.

Francesca Passini

© Riproduzione riservata

Sitografia: artemagazine.it; elpais.com (articoli degli autori: Ana Marcos, Lorena Pacho, Guillermo Altares)

Visita il nostro Magazine

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui