Canarie: la metà delle meduse ha ingerito plastica
In 29 delle 30 meduse analizzate sono stati riscontrati resti di rifiuti marini.
Il 53% conteneva microplastiche nella cavità gastrovascolare. L’ingresso di microplastiche nella catena trofica marina mette in pericolo molte specie. Uno studio realizzato con meduse raccolte nella Playa de Las Canteras, nell’isola di Las Palmas de Gran Canaria, ha rilevato che quasi tutte (ventinove su trenta) contenevano rifiuti umani nei tentacoli o all’interno della cavità gastrica e che la metà di queste aveva ingerito microplastiche.
Si tratta della prima volta che nell’Atlantico del nord si documenta il fatto che le meduse stanno ingerendo plastica, cosa che è motivo di preoccupazione, perché dimostra che questo tipo di rifiuti sta entrando nella catena trofica degli oceani. In ventinove su trenta meduse analizzate si sono rilevati rifiuti generati dall’essere umano: una grande percentuale costituita da fibre di cotone, ma anche frammenti di plastica e residui di reti da pesca. Il 53% presentava microplastiche nella cavità gastrovascolare, dato che ne conferma l’ingestione da parte di questi organismi.
La ULPGC ricorda che le meduse sono una “componente essenziale” degli ecosistemi marini per cui rappresentano “un importante vettore per l’ingresso delle microplastiche nella catena trofica marina”, visto che sono le principali prede di molti animali. I responsabili dello studio hanno confermato che una tartaruga liuto (Dermochelys coriacea) può arrivare ad ingerire giornalmente meduse per una quantità pari al 73% del proprio peso. Sempre secondo la ULPGC, “questo studio evidenzia che le plastiche sono state incorporate nella catena alimentare e rappresentano un rischio per la salute non solamente delle meduse, ma anche delle specie superiori della stessa catena, come tartarughe, pesci, uccelli e mammiferi marini”.
Inoltre, l’uso massivo di guanti e mascherine aumentato durante la pandemia da Covid-19 può aver contribuito ad aggravare la situazione, aumentando la presenza di questi rifiuti nell’ambiente.
Per questo, gli autori dello studio fanno appello ad un utilizzo razionale della plastica, come anche di guanti e mascherine, optando per soluzioni riutilizzabili, laddove possibile.
Foto: ponza