È il famoso passaggio del vangelo a raccontarci dei Magi, (ma non risulta strano che un episodio così eccezionale ci venga tramandato soltanto da…
“Gesù nacque in Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. ALCUNI Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano:”Dov’è il Re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto SORGERE LA SUA STELLA e siamo venuti ad adorarlo. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui TUTTA GERUSALEMME…”
È il famoso passaggio del vangelo di Matteo, che poi è l’unico di tutti i testi canonici neotestamentari a raccontarci dei Magi, (ma non risulta strano che un episodio così eccezionale ci venga tramandato soltanto da un vangelo dei canonici e senza che fonti storiche coeve ce ne lascino traccia alcuna?); intanto, va subito chiarito che “Magi” non è la stessa cosa che “maghi”, volendo significare (come sappiamo dalle “Storie”di Erodoto) quei saggi sacerdoti del culto zoroastriano che praticavano astrologia ed arti divinatorie in terra di Persia.
Ci vorrebbe molto inchiostro per poter capire i molteplici significati, le stranezze e le incongruenze di questo breve passaggio di Matteo che continua ancora con i Magi che vedono all’improvviso “rispuntare la stella” davanti a loro quando ormai hanno già saputo di Betlemme dallo stesso Erode (aiutato in questo dai sommi sacerdoti che si avvalgono delle profezie dell’Antico Testamento); roba da non crederci: la STELLA si posa giusto sulla CASA del bambino Gesù (l’evangelista non parla affatto né di grotta,
né di bue con l’immancabile asinello dei nostri presepi, né di pastori in atto d’adorare), nella quale i Magi entrano (trovandovi, peraltro, solo Maria!),
adorando e regalando gli ormai famosi Oro, Incenso e Mirra! Il simbolismo è abbastanza trasparente: l’Oro indica la futura regalità di Gesù, l’Incenso allude alla sua divinità e la Mirra (che si usava nella preparazione dei cadaveri per la sepoltura) sottolinea l’umanità stessa di Gesù che andrà sacrificata in croce per la salvezza di tutti. Colpisce immediatamente, in una primissima riflessione a caldo, l’abile uso letterario che fa Matteo della “retroproiezione”, allorquando colloca, già agli inizi della vita di Gesù, il senso stesso della sua vita: quello d’essere il Messia annunciato dalle profezie bibliche, quello d’essere destinato a scontrarsi col potere politico e religioso e quello d’essere riconosciuto e adorato dal mondo “pagano” più che dalla tradizione ebraica di scribi e farisei che in combutta con Erode l’osteggiano già da bambino. Tanto inchiostro, dicevo!
Mi riferivo principalmente alla scenografia dei nostri presepi che solleva principalmente problemi riconducibili al numero e all’identità dei Magi; Matteo non ci dice che erano 3, né che erano Re, né come si chiamavano e né tanto meno ci avverte sul loro aspetto fisico! Nelle catacombe romane, per esempio,
appaiono ora in 2, ora in 4 o in 6 o addirittura in 12 e persino in 25! Fu papa Leone (che diresse le sorti della Chiesa dal 440 al 461) che fissò per i Magi il numero 3 (ritenendo come tanti che ciascun “magio” abbia potuto offrire un dono soltanto); lungo i primi quattro secoli dell’era cristiana nessuno si era azzardato a fare dei Magi monarchi coronati, cosa che puntualmente accadde quando la Chiesa cominciò a rivendicare sul potere politico il “primato” della propria sfera spirituale (e quindi c’era tutto l’interesse a presentare, soprattutto nelle iconografie, i Re Magi che si inchinavano davanti a Gesù). Sui nomi, poi,
apriti cielo! Ogni comunità cristiana con una lingua distinta aveva per i Magi… nomi distinti! Le comunità di lingua greca li apostrofavano Apellion, Amerin e Damascón, mentre quelle di lingua ebraica Magalath, Galgalath e Serakin…
Circa l’aspetto, altra storia similare! A cavallo dei secoli VII e VIII, l’esigenza di rivendicare soprattutto l’universalità della Chiesa rispetto al riconoscimento dell’antichità pagana (cosa che era già abbondantemente avvenuta)
spinse Beda a immaginare Melchiorre come un anziano persiano con barba lunga e folta; e fin qui è olio che scorre liscio! Ma per Gasparre già ci riserva la sorpresa di un giovane sbarbato e…decisamente biondo! Per Baldassarre, invece, la spara grossa! Lo dipinge completamente… di nero! Insomma, dovevano rappresentare ormai, i nostri Magi, i 3 continenti allora conosciuti e,
in definitiva, il mondo intero! E arriviamo alla STELLA di Betlemme! Guida i Magi fino alla CASA di Maria, rimanendo (immagino) sospesa sul tetto della casa stessa! Da sempre vado sospettando che si sia trattato di un magico aquilone luminoso nel cielo notturno di Giudea! Ma, più seriamente, analizziamo l’espressione che usa Matteo, il quale testualmente fa dire ai Magi: “…abbiamo visto SORGERE LA SUA STELLA…”; attenzione, qui non si dice che sorge una stella o sorge la stella, ma che SORGE LA SUA STELLA! Suo malgrado,
Matteo lascia filtrare nel testo una espressione di grande significato filosofico d’origine platonica che ritroviamo anche in alcuni vangeli “apocrifi” di natura gnostica, come per esempio, il vangelo di Giuda (riportato rocambolescamente alla luce dieci anni fa); tutta la concezione platonica dell’anima è già presente nel cristianesimo primitivo e arriva permeare di sé quelle correnti gnostiche che successivamente saranno dichiarate eretiche; ebbene, nel Timeo (opera platonica della tarda maturità) troviamo, significativamente, un’espressione quasi identica a quella di Matteo, allorquando (estraendola da tutto un passaggio che non posso qui riprodurre) Platone scrive:”OGNI PERSONA HA LA SUA ANIMA E LA PROPRIA STELLA”! Qui STELLA altro non può significare che, platonicamente, “luogo ideale dell’anima”, il suo destino finale nel Cielo delle forme immortali (IPERURANIO lo chiama Platone) cui la stessa anima approda dopo aver superato le prove dell’esistenza materiale ed essersi elevata ai massimi livelli della sua più profonda spiritualità; la Stella è da intendersi, quindi, come una specie di specchio immateriale celeste nel quale l’anima può finalmente riflettersi, riconoscendosi nella sua vera essenza come pura spiritualità. La stessa espressione troviamo anche nel vangelo di Giuda,quando
Gesù (che ha chiesto allo stesso Giuda il favore di consegnarlo alle guardie per poter così compiere la sua missione di morte e resurrezione) testualmente gli promette:”LA TUA STELLA,LA STELLA DI GIUDA, BRILLERÀ NEI CIELI”!!! E proprio alla fine del vangelo, quando Gesù è già risorto e si sta accomiatando da Giuda, che appare lungo tutto il racconto come il discepolo prediletto, ancora ritroviamo l’espressione usata da Matteo! Testualmente Gesù dice (rivolgendosi a Giuda):”Solleva i tuoi occhi e guarda la Nube e la Luce che sta dentro di lei e le Stelle che le stanno intorno.LA STELLA che segna il cammino è LA TUA STELLA”!!! Insomma, i Magi (da buoni astrologi) seppero individuare nel cielo LA STELLA di Gesù e, cioè, leggere (in un’accezione popolare e profana) il suo destino:videro, infatti, SORGERE LA SUA STELLA! Per loro era nata una grande anima, un grande personaggio era stato annunciato nel cielo occidente,
sicuramente un Re dalle parti di Giudea! Lo so che è crudele! Ma dal Presepe,
purtroppo, cominciamo a togliere la stella che non era una stella e la grotta che era semplicemente una umile casa di Betlemme! Togliamo anche i pastori in adorazione e, soprattutto, una inesistente mangiatoia col suo bue ruminante e l’asinello dagli occhioni che da bambino sempre mi facevano tenerezza!
Togliamo tutto, insomma, e lasciamoci soltanto una casetta appena illuminata d’un povero villaggio di Giudea, dove piange un bambino appena nato nelle braccia di una giovane mamma che riceve con sorpresa la visita di alti dignitari stranieri che, ancora più sorprendentemente, si prostrano, aprendo lo scrigno dei regali suntuosi. Sullo sfondo del Presepe metterei un Erode in agguato con aria sinistra, circondato di scribi e farisei in aspetto servile. Nient’altro.
Gianni Galtone