Fake news e “tuttologia” dilagante: in tempo di covid, la scelta tra informazione responsabile e “bufale”.
L’informazione è univoca solo in casi di verità eclatanti, chiare da subito e senza ombre o dubbi. Per quanto riguarda tutto il resto, le prese di posizione dei giornali e dei vari ospiti nei “salotti” televisivi tentano di diversificarsi per dar luogo al dibattito, o per far sì che il punto di vista si discosti evitando articoli giornalistici tutti uguali.
Da anni un’altra forma di diffusione delle notizie si è aggiunta attraverso internet, e ha offerto ai lettori cose degne, ma anche una varietà incredibile di “verità non vere” a cura di sedicenti opinionisti. Nella maggior parte dei casi a fare sensazionalismo – o allarmismo o falsa informazione – sono soggetti che non esercitano le professioni che li legittimerebbero a esprimersi su certi delicati argomenti. Oppure si tratta di elementi che lasciano intuire d’essere in possesso di informazioni privilegiate.
A quale titolo, per come scrivono o si esprimono, non è dato saperlo, ma “loro sanno”. A posto. È impressionante il numero di internauti che si barricano dietro a un nome non reale o si confondono in fantomatici gruppi per riversare nel web una quantità senza limiti di fake news: notizie prive di fondamento e non verificate. Ora il problema non sono tanto le notizie fasulle, ma quelle pericolose e il covid19 ha aggravato una situazione già seria rendendola esplosiva.
Se da un lato la libera opinione è una garanzia democratica irrinunciabile, dall’altra permettere a chi non ha mezzi culturali e professionali adeguati di esprimersi senza alcun controllo riguardo a una pandemia, è un rischio. Chi ci assicura che una simile tendenza non potrebbe produrre disastri? Aspettiamo, come sempre, che i disastri accadano prima di riflettere e di prendere le distanze da certi fenomeni?
Nei salotti pomeridiani alla TV dissertavano di covid gli abilitati al gossip, e la sera anche coloro che solitamente venivano chiamati a esprimersi su intricati casi di cronaca. Lo stesso facevano più o meno tutte le trasmissioni nelle quali, accanto al virologo – non sempre presente, peraltro – sedevano l’attrice, il giornalista e magari l’ultimo uscito da un reality. Per fare audience, naturalmente, solo che si parlava di covid e non della crisi tra Belen e De Martino.
A quel punto, liberi tutti di parlare di qualcosa che non era univoco nemmeno nelle opinioni degli studiosi, e nel marasma si sono moltiplicate le teorie. La paura a quel punto non è stata più solo per il covid, perché arrivavano a ondate i sospetti indotti: ci stavano mentendo? Ci stavamo ammalando per un complotto cinese? Mondiale? L’Organizzazione Mondiale della Sanità tramava e collaborava con le case farmaceutiche che avrebbero prodotto il vaccino?
Stavano deliberatamente, attraverso un virus studiato in laboratorio, uccidendo gli anziani che pesavano sulle casse dei vari Stati? Favorivano i produttori di guanti di lattice, di disinfettanti, di mascherine, di respiratori? Chi, come, perché? E cos’altro? Qualcuno stava tramando per ridurre sul lastrico le nazioni più opulente? O quelle in maggiore difficoltà? Si cercava, macchinando, di fermare con un virus ciò che da anni andava fermato perché spompatissimo, e cioè un certo tipo di consumismo?
Ecco: si può affrontare seriamente un’epidemia in un modo simile, e in un mondo simile? Nel mentre ricordo che un tizio molto famoso denunciava l’allarmante invasione dell’Italia da parte di carri armati americani. Il tipo famoso ha cancellato i suoi deliri quando, leggendo i giornali, ha saputo che aveva esagerato. Oplà: spariti i deliri! Bello, il web. Comodissimo. Ci provi con la carta stampata, il tipo famoso, a cancellare le scemenze dopo la pubblicazione… e infatti i giornali erano stati ben più cauti e avevano pubblicato la smentita dopo aver fatto un paio di semplici telefonate! Non più di un paio, dato che tutti i Municipi italiani interessati allo spostamento dei cingolati erano al corrente dell’esercitazione e avevano predisposto le strade!
Nella migliore delle ipotesi il fenomeno dilagante delle fake news remerà contro l’Informazione che così possa definirsi, ma nella peggiore delle ipotesi, se si tratta di salute collettiva, potrebbe esporre i cittadini a un rischio.
Quindi ascoltiamo le persone competenti e moderate. E apprezziamo coloro che, se non sono certi di potersi esprimere con rigore e onestà su un argomento, sono in grado di fare in quel caso la cosa più intelligente e valorosa: tacere.
Cinzia Panzettini
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