L’Europa non è morta d’immigrazione. Perché, nel giorno dei Santi Pietro e Paolo, a Bruxelles c’è stato un mezzo miracolo. Infatti i leader degli stati UE, hanno annunciato di aver raggiunto, dopo una lunghissima notte di trattative, un accordo sull’immigrazione. Un evento che in sé e per sé, nell’attesa di leggere il documento ufficiale, rappresenta la vera novità. Nella storia dell’Unione Europea non era mai successo, infatti, che i paesi membri, nonostante le durissime faide interne, mettessero anima e corpo per trovare la quadra sulle politiche di gestione dei flussi migratori. Confermando che l’immigrazione da Cenerentola delle politiche europee è diventata quello che merita: un dossier di prima grandezza.
Stando alle prime dichiarazioni, i punti centrali dell’accordo sarebbero quattro.
1) Rifinanziamento del fondo per l’Africa. Sia pur con un budget inferiore (500 milioni) ai 6 miliardi destinati alla Turchia per sigillare la rotta balcanica, è il segnale di una risposta europea alle enormi sfide geopolitiche che arrivano da un continente in pieno boom demografico.
2) Gestione condivisa dei flussi migratori euro-africani. Che, presumibilmente, avrà come punto di riferimento quello che potremmo definire il “modello Lifeline”, la nave della omonima Ong accolta e messa sotto sequestro, non a caso alla vigilia del Consiglio Ue di ieri, da Malta. Che ha avuto la rassicurazione da parte di otto stati europei di condividere l’onere di accogliere il carico di disperati a bordo.
3) Obbligo per le navi delle Ong che operano nel Mediterraneo di non interferire con le operazioni della guardia costiera libica. L’obiettivo è mettere ordine nello specchio d’acqua che divide la Sicilia dalla Libia, superando l’attivismo dei volontari del mare a favore di una maggiore presenza e collaborazione delle autorità dei paesi competenti nelle rispettive acque territoriali.
4) Apertura di centri di sbarco e accoglienza nei paesi Terzi. Che dovrebbero consentire di distinguere a valle, cioè nei paesi di origini e di transito, gli immigrati economici dai richiedenti asilo. Respingendo i primi e garantendo ai secondi canali legali per ottenere lo status di rifugiati.
Punti fondamentali dietro i quali si nasconde un serio problema politico, rappresentato dalla Germania. Tanto è vero che a differenza del nostro Premier o dello stesso Macron, Angela Merkel stamattina non sprizzava di gioia. E non solo per la nottataccia passata a trattare. Ma perché sa benissimo di aver portato a casa un mezzo successo.
L’azionista di maggioranza del suo governo, il Ministro dell’Interno Seehofer, espressione della versione bavarese, decisamente più dura, della CDU, aveva chiesto una linea durissima contro i cosiddetti movimenti secondari, cioè gli arrivi Oltrereno di profughi che bypassando le autorità greche o italiane chiedono asilo in Germania in violazione del regolamento di Dublino. Che obbliga, invece, a fare richiesta nel paese di primo approdo. Su questo fronte la cancelliera ha ottenuto dai partner europei più promesse che certezze: “saranno prese – pare che sia scritto nel documento ufficiale – tutte le misure necessarie per contrastare i movimenti secondari”.
Giuseppe Terranova
tratto da https://immigrazione.west-info.eu/a-bruxelles-mezzo-miracolo-sullimmigrazione-p166440/