IL PROVVISORIO CHE DURA… I romani le imposte le chiamavano “accisiae”

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“Exegi monumentum aere perennius”, ho eretto (sottinteso: con la mia opera) un monumento più perenne del bronzo, constatava con fierezza un grande poeta latino. Ma ci sono “monumenti” ben più perenni di quello di Orazio (Quinto Orazio Flacco, 65-8 a. C.). Di solito sono opera di governanti in affanno per difficoltà finanziarie e indebitamento cronico e più progressivo delle “sorti magnifiche” nella “Ginestra” di Giacomo Leopardi. Per far accettare al Parlamento o al popolo una nuova imposta il governo la propone come balzello finalizzato ad un preciso scopo e con limite temporale a scadenza determinata dal raggiungimento della meta prefissa. Dimenticando però sempre di abolirla quando giunge il momento. I romani le imposte le chiamavano “accisiae”, termine da cui derivano le accise delle legislazioni moderne, che originariamente non erano altro che prelievi fiscali indiretti sulla fabbricazione o sulla vendita di beni. Ma, come si sa, il (fab)bisogno aguzza l’ingegno, anche ai governanti, che di ingegno son già ben forniti da madre natura. Accade così che l’automobilista italiano paga ancora l’accisa sulla benzina per la guerra d’Etiopia, istituita nel 1936, quella per la crisi di Suez (1956), per il disastro del Vajont (1966), per i terremoti del Belice (1968), del Friuli (1976) e dell’Irpinia (1980), per la guerra in Libano (1983) e per quella di Bosnia (1995). L’accisa per la guerra d’Etiopia procura allo Stato 32 mio di euro, quella per la crisi di Suez 300 mio. Matteo Renzi ha promesso al popolo italiano una parziale rottamazione delle imposte a partire dal prossimo anno. Francesco Degni, un comune cittadino che si esprime su un suo portale, gli ha proposto come primo passo concreto l’abolizione di queste 2 “antiche” accise, veri residuati di guerra. Chi vivrà vedrà, sperare non costa alcunchè!

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Ma il record in fatto di imposte a tempo determinato che diventano più perenni del bronzo lo detiene la Svizzera, addirittura con un’imposta diretta, prelevata cioè sul reddito e sulla sostanza individuale e sull’utile delle aziende, con aliquote progressive: l’IDN, imposta per la difesa nazionale. Fu istituita in esclusivo favore dell’esercito nella prima guerra mondiale, poi abolita e per finire ripresa nel 1941, in sostituzione di un contributo di crisi dal 1934 al l940, quando all’orizzonte già si affacciavano le nubi della tempesta che avrebbe sconvolto il mondo e si dovette constatare che l’esercito non era all’altezza dei compiti costituzionali, in pratica la difesa dell’integrità territoriale. L’imposta si chiama ancora “per la difesa nazionale”, ma serve a tutto salvo che all’esercito. Bisogna però dire che oltre che con decreti governativi prorogati a più riprese è stata mantenuta in vita anche da decisioni popolari. L’IDN è la seconda fonte di imposte della Confederazione elvetica, dopo l’IVA, imposta sul valore aggiunto, per ora con un tasso dell’8%. Nell’Unione Europea il tasso di IVA è obbligatoriamente del 15% al minimo, attualmente nel solo Lussemburgo. Gli altri Stati veleggiano tra il 18% e un massino del 27% dell’Ungheria.

Dr. Gianfranco Soldati 

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