La Spagna riconosce gli animali domestici come “esseri senzienti”
Aristotele li definiva “cose”; i Romani “res mancipi”, beni giuridici di egual valore che schiavi e servitù prediali. Nel Codice Civile italiano del 1942, più semplicemente “beni”.
Solo nel 2007, con l’articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, gli animali vengono dichiarati “esseri senzienti”, capaci cioè di sentire piacere e dolore. Ma all’interno della stessa Unione Europea i singoli Stati hanno legiferato in modo distinto. In Spagna, fino ad oggi, gli animali domestici erano considerati “beni semoventi”, ma l’imminente riforma del Codice Civile prevede novità significative. Gli animali a breve non verranno più considerati “oggetti”, ma finalmente “esseri senzienti”.
Cosa prevede questa riforma? La Spagna è un paese per animali? Con la riforma del Codice Civile, in Spagna cambia la considerazione degli animali. Fino ad oggi, considerarli “beni semoventi” aveva delle implicazioni anche nel caso, per esempio, di uno sfratto forzato. Se un’abitazione veniva sgomberata, e vi vivevano animali, come può essere frequente nelle case di campagna, gli stessi animali potevano venire sfrattati. Adesso invece il concetto che prevale è quello della tutela dell’animale. Può essere considerato paragonabile all’interesse dei minori in caso di controversie legali, e riguarda tutti gli animali da compagnia, ovvero sotto la tutela degli umani. Fino ad oggi in Spagna si conoscevano sentenze di custodia condivisa per i figli, ma sempre più spesso le persone si rivolgono alle autorità giudiziarie per ottenere la custodia dei propri animali: una situazione che sarà sempre più frequente dopo la riforma del Codice Civile. Ci sono casi di persone che si rivolgono alle autorità perché non riescono a vedere i propri animali, dopo una separazione dal partner e in assenza di comuni accordi. Se l’animale domestico veniva registrato a nome di uno dei due contendenti, l’altro doveva dimostrare di essere allo stesso modo “padrone dell’animale”.
Doveva quindi presentare foto, fatture per prestazioni veterinarie, conversazioni su WhatsApp, corrispondenza: insomma, ogni tipo di prova possibile. Succedeva anche che, nonostante questo, l’ex-partner si rifiutasse di far rivedere l’animale al richiedente, fino a quando si rendeva necessario emettere un’ordinanza del tribunale, in presenza della polizia, per consentire al richiedente di poter stare con il proprio animale. Il tutto a fronte di spese legali nell’ordine di qualche migliaio di Euro.
Questi processi si rivelavano più pesanti di quanto immaginato, perché non esistevano leggi a cui fare riferimento, e bisognava quindi “interpretare in modo creativo” le leggi esistenti. Adesso, la nuova riforma riconosce gli animali come “esseri senzienti”, motivo per cui le cause a venire terranno in considerazione nuovi fattori, come l’attaccamento dell’animale ad una persona, le ore passate insieme, chi si è preso maggiormente cura di loro, etc. Esattamente come con i bambini, in linea generale, in caso di separazione/divorzio, e in mancanza di accordi, il tribunale potrà decidere con chi deve rimanere l’animale, interpretandone anzitutto le necessità e agendo in funzione del suo benessere. In Spagna ci sono più abitazioni con animali che con bambini. Solo a Madrid ci sono più di 396.000 cani e gatti rispetto ai 318.000 bambini sotto i 10 anni. La pandemia ha poi contribuito ad accentuare il fenomeno delle adozioni o compravendite di animali domestici. Ciò nonostante, ci sono molti locali, tra bar e ristoranti, che non ammettono l’ingresso di animali. La normativa consente ai titolari dei locali di decidere autonomamente se far entrare animali oppure no, tranne che nella regione di Aragona, dove l’ingresso è proibito. Nella UE è vietato l’ingresso agli animali nei negozi che vendono generi alimentari, come supermercati, ma ci sono paesi, come per esempio la nostra Italia, dove diverse catene di supermercati accettano l’ingresso di cani, e si sono attrezzate con diverse soluzioni: si chiama “spesa pet-friendly” e prevede, tra l’altro, l’utilizzo di appositi carrelli predisposti per il posizionamento del cane, garantendo sicurezza e igiene soprattutto per coloro che non amano vedere cani annusare e poi leccare prodotti che sarebbero intenzionati ad acquistare. Sempre più supermercati italiani mettono a disposizione simpatici “carrelli dog”, per permettere alla Signora Maria o al Signor Antonio di non doversi mai separare dal loro Fido, con buona pace anche di chi, pur amando gli animali, vorrebbe tenere cibo umano e lingua canina separati tra loro.
Francesca Passini
©Riproduzione riservata
Notizie Tenerife
Ma figurati se il mio cane si mette a leccare e annusare i prodotti sugli scaffali???? comunque BRAVI gli spagnoli anche se a Lanzarote la pelosa non può entrare nei ristoranti invece in Italia nessun problema.