Dal primo maggio (e fino al 31 ottobre 2015) Milano si è trasformata in una vetrina mondiale in cui i Paesi partecipanti sono invitati a dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. Il programma è sicuramente ambizioso, e la portata della realizzazione non è da meno .
Qualche numero?
Un’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadri (pari a 170 campi regolamentari di calcio); 80mila metri quadrati di strade (come 13km di autostrada a tre corsie); 360mila metri quadrati a verde (con 12mila alberi); più di 140 Paesi coinvolti, oltre 20 milioni di visitatori attesi. Sorvolando tutto ciò che è stato detto in merito alla realizzazione, ai costi e alle polemiche legate alle varie sponsorizzazioni, ci piacerebbe raccontare qualcosa delle architetture a volte stravaganti, a volte sobrie, a volte improbabili che si alternano in quei 1500 metri del viale centrale chiamato Decumano, lungo il quale si sviluppa il polo espositivo. Quasi un palcoscenico teatrale dove gli attori fanno a gara per essere protagonisti.
I padiglioni nazionali
Sono spazi costruiti autonomamente dai paesi partecipanti, e hanno un tema collegato a quello di Expo. Le soluzioni adottate sono molto diverse tra loro: le uniche regole base erano di mantenere un 30% dello spazio dedicato ad aree aperte o a uno spazio verde, un’altezza massima di 17 metri e l’obbligo di installare un’area di ristorazione all’interno del proprio lotto. Dei 53 padiglioni realizzati, l’unico padiglione che resterà dopo Expo è il Palazzo Italia, il padiglione ufficiale dello Stato Italiano.
Per avere un’idea completa dell’esposizione occorrerebbe almeno una settimana. Di seguito proponiamo una piccola analisi delle forme esterne di alcuni tra i più significativi (architettonicamente parlando).
Indonesia: materiali tradizionali per un padiglione ecosostenibile
Il padiglione Indonesia, piccolo ma molto caratteristico, adatta i materiali locali e le tecniche costruttive tradizionali alla complessità del tema. Le coperture sono infatti realizzate intrecciando il tipico legno di rattan. Il pavimento è invece creato usando bambù e pietre caratteristiche dell’Indonesia. Il tutto rispondendo perfettamente al tema dell’ecosostenibilità.
Cina: una copertura ondulata di forte impatto scenico
Il padiglione della Cina si fa notare con la sua grande copertura ondulata sorretta da una struttura di legno e acciaio, rivestita con pannelli metallici dorati. Lo spazio antistante è occupato da un grandissimo giardino fiorito giallo. L’installazione lega visivamente le immagini del paesaggio agricolo cinese con la moderna tecnologia, indicando la necessità di integrare la crescita tumultuosa delle sue metropoli con il paesaggio agrario tradizionale.
Regno Unito: l’alveare Di grande impatto scenico ed estremamente efficace, l’alveare è l’immagine simbolica scelta dal Regno Unito per raccontare la fragilità ambientale e alimentare di un futuro che andrà affrontato insieme e in maniera consapevole. Le api diventano paradigma di natura organizzata e sostenibile. L’installazione è collegata via Internet con un vero alveare che si trova a Nottingham e che è stato riempito di sensori. Tutta una serie di informazioni e di rumori sono catturati in tempo reale e trasformati in punti luminosi tramite le lampadine all’interno della struttura metallica. A seconda della situazione di ogni singola cella a Nottingham, cambia la colorazione della lampadina.
Emirati Arabi Uniti: le dune a Milano L’architettura del padiglione è tutta ispirata alle dune del deserto e ai disegni che il vento traccia sulle distese di sabbia. Le alte ed ondulate pareti dell’ingresso sono infatti “disegnate” con scanalature riprodotte partendo da scansioni 3D della superficie di dune vere. Entrando si ha la sensazione di camminare in un deserto, grazie anche al fatto che se si alza lo sguardo si vede il cielo che contrasta con il rosso mattone del padiglione. La parte centrale del padiglione è però dietro la seconda “duna”: si arriva a una struttura dorata circolare che è in realtà un grande cinema, dove si assiste a un video. E qui entra in scena l’altra grande protagonista del padiglione: la tecnologia, con una proiezione in 3D di alto livello e coinvolgimento.
Spagna: il linguaggio del gusto Il Padiglione, che nei suoi 2104 m² offre ai visitatori dei percorsi distinti e complementari che rappresenteranno la tradizione e l’innovazione spagnola, si sviluppa con un “guscio” realizzato da strutture in legno lasciate a vista come portici, mentre gli interni sono di materiali riferiti alla tradizione come il sughero e il legno di barrique, e le finiture in acciaio inox lucido, che nell’effetto luccicante vuole ricordare la fluidità dell’olio e del vino spagnolo; alimenti simbolo della Spagna nel mondo.
Angola: baobab e geometrie La struttura del padiglione è rettangolare con la facciata esterna realizzata da motivi geometrici e figure stilizzate. Il padiglione si sviluppa su tre livelli: un giardino e un orto esterni, lo spazio espositivo e una terrazza panoramica. Il baobab, albero sacro e fonte di nutrimento del continente africano è l’elemento caratterizzante del padiglione. Il tronco, i rami e i frutti dell’albero secolare, costruiti in legno e calcestruzzo, sono ricoperti da immagini femminili, ritratte mentre lavorano i campi o trasportano un bambino. Donne e madri, custodi della tradizione e risorse preziose per il Paese, su cui s’intende puntare per dar vita a progetti innovativi.Si ringrazia per testo e foto Elena Borioli di Library… Rending Up – Las Americas – Tenerife