Tenerife. Così lontani, così vicini. Nasce un sodalizio tra università isolane.

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Incontriamo Gevisa La Rocca, ricercatrice universitaria di sociologia dei processi culturali e comunicativi, che ci racconta di sé e del perché si trova qui alle Canarie e precisamente a Tenerife.

Sono un’isolana e vivo accanto a un vulcano. Non mi è difficile capire chi sceglie di vivere tra l’acqua e il fuoco.

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Ma siamo sicuri che sia una scelta? Cosa resta in noi di ciò che abbiamo lasciato, cosa portiamo e che immagini ci creiamo e diamo di noi a chi ci accoglie?

Sono alle Canarie già da un mese e mi sono accorta che le problematiche sono tante, e differenti le motivazioni di chi sceglie di lasciare l’Italia e trasferirsi qui. All’inizio, quando ho presentato alla mia Università, l’Università’ degli Studi di Enna “Kore” (http://www.unikore.it/), il mio progetto di ricerca avevo come unico obiettivo l’analisi delle scelte di vita dei pensionati italiani che decidono di continuare alle Canarie. Oggi la ricerca si è ampliata e la voglia di capire è diventata più grande. Sono una studiosa di comunicazione, sono una sociologa, domandare per capire è il mio mestiere. E cosi’ ho cominciato a guardarmi intorno e a pensare che, forse, abbiamo – italiani e canari – la necessità di capire come guardiamo gli uni agli altri.

Ho esternato le mie perplessità, i miei dudas, al professore con cui collaboro qui, all’università de “La Laguna”, il prof. Juan Martínez Torvisco che li ha subito accolti e inteso che era il momento di lavorare più a stretto gomito.

 

 

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Juan è uno psicologo sociale e si occupa di teorie e modelli della percezione, io mi occupo di comunicazione, immagini, media. Ci è così sembrato naturale impostare un progetto di ricerca volto ad analizzare l’immagine che gli italiani pensano di dare di se’ ai canari e quella che i canari hanno degli italiani. In sostanza, come sono percepiti gli italiani che vivono qui dai Canarios? E come immaginano, loro stessi, di essere visti dai canari?

Ci siamo quindi messi a lavoro e abbiamo creato due brevi questionari: uno per gli italiani (compila il questionario per gli italiani https://it.surveymonkey.com/r/Ital_Canarie) e uno per i canari (compila il questionario per i canari https://it.surveymonkey.com/r/Canarias_Italia).

Ci siamo anche detti che nel rispetto delle nostre identità culturali, al termine di questa – che si preannuncia essere soltanto la prima fase della ricerca – pubblicheremo i risultati del lavoro in italiano e in spagnolo. Del resto, il rispetto delle nostre identità è stato il leitmotiv del nostro sodalizio e della convenzione siglata dai nostri due Atenei.

Questa ricerca gode di qualche finanziamento dall’Italia o dalla Spagna?

No, al momento nessuno ci finanzia ne’ la ricerca ne’ la successiva attività di pubblicazione e diffusione dei risultati. Pensate a me come a un sociologo della vecchia scuola che, mosso da una curiosità di ricerca, va verso l’oggetto del suo interesse.

Com’è nato questo sodalizio?

Tutto è cominciato con una email che ho inviato al prof. Martínez Torvisco presentandomi nella mia veste di ricercatrice universitaria e chiedendogli la possibilità di svolgere un periodo di studio e ricerca presso il suo Ateneo. Già solo guardando i nostri curriculum – pubblicati sui rispettivi siti universitari – ci siamo accorti di avere alcune linee di ricerca e attività didattiche in comune. Insegniamo entrambi Comunicazione sociale e ci piace la ricerca empirica, che è fondamentale per comprendere gli aspetti psicologici e sociali della realtà in cui siamo immersi. E infatti, prima ancora di guadare l’oceano avevamo già iniziato a lavorare insieme ad articoli e progetti di ricerca.

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In cosa siete impegnati?

Al momento ci stiamo occupando di un numero monografico per una rivista sul tema della Comunicazione dei diritti umani in Europa e abbiamo fatto confluire le nostre energie, assieme a quelle di altri partners, sulla progettazione europea. E siamo in attesa delle valutazioni.

Il prof. Martínez Torvisco ricambierà la visita universitaria?

Certamente. Speriamo di averlo all’Università degli Studi di Enna il prossimo autunno.

E tu, finito questo periodo, tornerai alle Canarie?

Il lavoro di ricerca non si esaurisce in un mese, credo che porterà via molto più tempo. Ma di certo questo mese mi è stato fondamentale per conoscere dal vivo questa realtà e creare delle reti senza le quali non sarebbe possibile portare avanti la ricerca. Spero di tornare in Febbraio.

Tu ti occupi di immagini. Qual è l’immagine che ti sei fatta di questa realtà?

Sai, io sono isolana, sono siciliana. Mi viene sempre in mente quello che diceva Pirandello di sè e di noi: «Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natia circondata dal mare immenso e geloso». Ecco, proviamo con questo lavoro di ricerca a conoscerci un po’ meglio. In fondo non siamo cosi lontani.

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