27 Marzo Italia. Elaborazione dati fonte Protezione Civile

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27 Marzo Italia. Elaborazione dati fonte Protezione Civile

I dati rilasciati ieri dalla Protezione Civile sono rientrati tutti nel range di previsione ed hanno evidenziato nuova forza nella dinamica di diffusione del contagio (6.153 positivi rilevati) e dei suoi effetti letali (712 decessi di giornata, il terzo dato di sempre).

Ancora una volta è stata smentita l’attesa di molte istituzioni, a cominciare dal Governo, che nella manciata di dati delle ultime giornate avevano voluto vedere una possibile inversione di tendenza, sulla quale avevamo espresso tutti i nostri dubbi, non potendosi attribuire a 2-3 rilevazioni alcun fondamento statistico.

Al contrario, nella giornata di ieri alcuni osservatori, direttamente coinvolti nella gestione dell’emergenza (vedi il sindaco di Bergamo), hanno evidenziato anomalie di proporzioni molto significative che lasciano intuire una mortalità decisamente superiore a quella registrata dalle fonti ufficiali.

In particolare, il confronto anno su anno dei decessi rilevati in molte aree geografiche mostra chiaramente che l’ipermortalità di queste settimane, rispetto alle medesime del 2019, è ben superiore al bilancio dei decessi ascritti direttamente al coronavirus.

Questa osservazione avalla un dubbio che ci siamo permessi di sollevare da subito, nel silenzio generale e soprattutto di quanti, spesso a sproposito ancorché da pulpiti «autorevoli», parlano di ciò che accade. Al coronavirus sarà opportuno attribuire non solo le morti di coloro che decedono essendogli stato diagnosticato il virus, ma anche di coloro che: 1. muoiono apparentemente di altre cause, senza che gli sia stato fatto alcun tampone, 2. muoiono di altre cause, totalmente avulse dall’epidemia, ma in ragione di una non adeguata «attenzione», di tutto il contesto e in primis delle strutture sanitarie, evidentemente sotto pressione per l’emergenza COVID-19.

Insomma, è verosimile, e a tempo debito correrà obbligo investigarlo, che in queste settimane, soprattutto nelle aree più colpite dall’epidemia, si stia morendo di più anche di tumore, di infarto, di incidenti stradali, etc etc…

Chiudiamo questa parte con una annotazione cui non riusciamo a sottrarci. Da qualche giorno, tanto l’informazione istituzionale (di regime: quindi Protezione Civile, Governo, Regioni), quanto quella giornalistica hanno arbitrariamente deciso di riclassificare i numeri (oltre che di stravolgere i concetti) e quotidianamente si diffonde un dato che viene definito «nuovi contagi», a volte persino «nuovi positivi» e che, diversamente da quanto accaduto per settimane (e da quanto accade tutt’ora in ogni paese del mondo), consiste nel detrarre dalla contabilità dei nuovi positivi al tampone coloro che nelle ultime 24 ore sono guariti o deceduti.

E’ un modo puerile di mistificare i dati e con essi la verità, solo per cercare di ridimensionare nelle proporzioni la drammaticità di quanto accade e, con essa, le responsabilità di chi ha (mal) gestito fin dal primo minuto tutta questa storia. O forse per infondere (inappropriatamente) fiducia sull’efficacia dei sacrifici imposti al popolo, temendo che di fronte ad una sfida più impegnativa di quanto ritenuto, si possano configurare fenomeni di «disaffezione» agli obblighi, o peggio di diserzione di massa.

Nel dettaglio dei numeri, giusto per essere chiari: i positivi al coronavirus sono passati dai 74.386 delle ore 18 del mercoledì, agli 80.539 delle ore 18 di ieri, quindi registrando un incremento di 6.153 unità; però tutta l’informazione ha alterato deliberatamente il dato, parlando di 4.442 nuovi casi, avendo sottratto i 999 guariti e i 712 deceduti. Siamo al ridicolo.

Solo un rapido riferimento al modello teorico elaborato: rimangono del tutto invariate le considerazioni fatte nell’ultima analisi. I dati sono ancora nell’ambito della curva disegnata e non si ravvisano al momento esigenze di revisione. E’ possibile che la normale assuma una forma platicurtica, ovvero più smussata, ma è comunque presto per poterne essere certi.

Elaborazione Dr. Fernando Paganelli

ITCanarias2030

fernando@itcanarias2030.com

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