Due nomi per una lingua: la controversia tra “Español” e “Castellano”

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Due nomi per una lingua: la controversia tra “Español” e “Castellano”

Ma tra lo spagnolo e il castigliano, che differenza c’è? Per noi italiani il dubbio non sussiste: si studia e si parla lo spagnolo. Così anche per il resto dell’umanità, fatta eccezione per quei circa 500 milioni di persone che parlano questa lingua. Un problema di definizione. Che cambia, a secondo del contesto geo-politico. E a seconda dell’interlocutore, la risposta alla domanda “che lingua parli?” sarà diversa.

Partiamo dalla Spagna, per cercare di capire cosa si risponde a questa domanda. La Costituzione della Spagna (redatta nel 1978, dopo la morte di Franco) stabilisce la lingua castigliana (la lingua della Castiglia) come la lingua ufficiale di Spagna (“El castellano es la lengua española oficial del Estado. (…) Las demás lenguas españolas serán también oficiales en las respectivas Comunidades Autónomas.”). Una decisione che i legislatori adottarono nell’intenzione di rispettare le altre lingue che si parlano sul territorio spagnolo, che sono e rimangono ufficiali nelle rispettive Comunità Autonome.

Ma proprio all’interno del territorio spagnolo, alcuni settori separatisti preferiscono usare il termine “castellano”, per limitarne l’influenza politica e per porre questa lingua sullo stesso livello delle altre lingue che si parlano in Spagna, anch’esse “autoctone” e parlate in territori ufficialmente parte della Spagna. Per contro, gli “españolistas”, i nazionalisti che sostengono l’unità del Regno di Spagna, difendono l’utilizzo del termine “español” per affermare la stessa come lingua prioritaria e comune a tutti gli spagnoli. In Spagna nelle seguenti regioni coesistono due lingue ufficiali: Baleari, Catalogna, Comunidad Valenciana, Galizia, Navarra e Paesi Baschi.

Nei paesi meridionali dell’America Latina, sembra prevalere il termine “castellano”. Forse perché il termine “español”, rimanda a tutto ciò che è “Spagna”, il paese dei “conquistadores” e per questo non verrebbe utilizzato con particolare simpatia. Più ci si avvicina agli Stati Uniti, più si tende invece a prediligere il termine “español”.

Nella Costituzione dei rispettivi paesi (fatta eccezione per Argentina, Cile, Messico e Uruguay, dove non c’è menzione della lingua ufficiale nella propria Costituzione), sette paesi hanno adottato il termine “castellano” per indicare la lingua ufficiale del paese, mentre in otto paesi hanno utilizzato il termine “español”. Ci sono poi le accademie linguistiche di alcuni paesi come Cile, Perù e Argentina, che hanno optato per la definizione “idioma español”, limitandosi all’origine filologica del termine, anche se viene specificato che entrambi i termini – “español” e “castellano” – sono equivalenti, volendo superare le connotazioni politiche e archiviare la polemica sull’uso corretto del termine.

Per precisione terminologica, queste accademie specificano che il termine “castellano” si riferisce al dialetto parlato nella Castiglia esistente prima dell’unità del Regno di Spagna, mentre il termine “español”, usato anche internazionalmente, definisce quella lingua che, partendo dal ramo iniziale, include il contributo fornito da tutti i popoli di Spagna e America al castigliano.

E alle Canarie cosa succede? La “Academia Canaria de la Lengua” conferisce la stessa valenza ad entrambi i termini, anche se afferma che si preferisce utilizzare il termine “español”, considerandolo meno ambiguo del termine “castellano” (quest’ultimo potrebbe fare riferimento non solo alla lingua comune a tutti, ma anche al dialetto odierno proveniente dalla regione della Castiglia). Ma, come a volte succede, l’uso che una collettività fa di determinati termini, difficilmente è ascrivibile a regole ferme.

Le accademie linguistiche si ritrovano troppo spesso a dover rincorrere i termini, dandone una definizione che frequentemente viene superata in breve tempo. La modalità linguistica parlata nelle Isole Canarie fa parte del cosiddetto “español atlántico”, si inserisce quindi nel gruppo linguistico che include l’andaluso e lo spagnolo americano. Questo perché le ragioni storiche della conquista dell’America coincidono con quelle delle Canarie e soprattutto con la realtà migratoria degli ultimi decenni, che fonde ancora una volta il destino dei canari con quello dei latinoamericani e in particolare dei caraibici (le differenze fonetiche tra la parlata canaria e quella caraibica sono spesso impercettibili).

Quando qualcuno che vi sembra canario, vi dirà che parla “castellano”, mentre qualcuno che vi sembra latinoamericano vi dirà che parla “español”, non traete conclusioni. Alle Canarie, tutto è armoniosamente possibile.

Francesca Passini

Storia e Cultura delle isole Canarie – © Riproduzione riservata

articolo pubblicato nel Periodico Vivi Tenerife – Settembre 2018

Sitografia: abc.es; academiacanariadelengua.org; europapress.es; gobiernodecanarias.org; wikipedia.es

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