La formazione dell’arcipelago canario è stato un tema di grande interesse per geologi e scienziati per decenni. Queste isole vulcaniche, situate nel mezzo dell’Atlantico, hanno dato origine a numerose teorie che cercano di svelare i processi geologici che le hanno create. Dalla teoria del punto caldo alla più recente proposta degli spostamenti ascensionali, le ipotesi sulla formazione delle Canarie offrono una visione diversificata e complessa dei meccanismi terrestri in gioco. Un enigma aggiuntivo in questo contesto è rappresentato dal vulcano sottomarino noto come vulcano di Enmedio, la cui posizione strategica tra Tenerife e Gran Canaria lo rende un elemento chiave per comprendere il vulcanismo nella regione. La teoria del punto caldo: un’anomalia nel mantello terrestre. La teoria del punto caldo, proposta dal geofisico Jason Morgan nel 1971, è una delle più riconosciute a livello globale per spiegare la formazione degli arcipelaghi vulcanici. Secondo questa ipotesi, le Isole Canarie si sono formate a causa di un’anomalia termica nel mantello terrestre, che provoca la risalita di magma dall’interno della Terra verso la superficie. Man mano che la crosta oceanica si sposta sopra questo punto fisso, si creano nuove isole. Questo processo è simile a quello che ha dato origine all’arcipelago delle Hawaii, suggerendo che le Canarie si siano formate verticalmente sopra questa zona anomala, generando la loro caratteristica allineazione e natura vulcanica. La teoria della frattura propagante: una connessione con la tettonica africana. Un’altra teoria influente è quella della frattura propagante, formulata nel 1975 dai geologi Félix Anguita e Juan Carlos Hernán. Questo modello propone che la formazione delle Canarie sia collegata alla tettonica dell’Atlante, nel nord Africa. Secondo questa ipotesi, una frattura nella crosta oceanica si è propagata dal continente africano verso l’Atlantico, generando magma e dando origine alle isole in maniera graduale. Questo fenomeno è simile a quello che si verifica nella Rift Valley, in Africa Orientale, dove la crosta terrestre si estende e si frattura, permettendo la risalita del magma. La presenza di vulcanismo recente nelle Canarie, con caratteristiche litologiche simili, supporta questa teoria. La teoria dei blocchi sollevati: l’impatto della tettonica alpina. Nel 1991, i geologi Vicente Araña e Ramón Ortiz proposero la teoria dei blocchi sollevati, che si concentra sull’influenza della tettonica alpina nella regione canaria. Secondo questo modello, la stessa tettonica che ha sollevato le grandi catene montuose in Europa ha anche fratturato la crosta oceanica nell’Atlantico, particolarmente nella zona in cui si trovano le Isole Canarie. Queste fratture avrebbero provocato il sollevamento di blocchi di crosta, facilitando la generazione di magma e la formazione delle isole. Questo approccio evidenzia l’influenza della tettonica globale nella configurazione dell’arcipelago. Il modello unificatore degli spostamenti ascensionali: una sintesi delle teorie. Nel 2000, Anguita e Hernán tornarono con un modello unificatore che combina elementi delle teorie precedenti. Questo modello propone che il magma si origini da un punto caldo residuo, ma risalga verso la superficie a causa di movimenti di compressione e distensione nella crosta terrestre. Durante i periodi di distensione, la crosta si frattura, permettendo al magma di emergere, mentre la compressione solleva i blocchi della crosta. Questo approccio cerca di riconciliare le diverse osservazioni e teorie sulla formazione delle Canarie in un quadro più olistico. Il vulcano di Enmedio: un’enigma sottomarino. Il vulcano di Enmedio, situato tra Tenerife e Gran Canaria, è una struttura sottomarina imponente e relativamente recente dal punto di vista geologico. Questo vulcano è collocato in un’area critica dove convergono importanti faglie tettoniche, risultando allineato con una frattura propagante dall’Atlante. La sua posizione strategica tra due blocchi tettonici lo rende un punto focale per lo studio dei processi che hanno portato alla formazione delle Isole Canarie. Il vulcano di Enmedio si estende su una base di circa 3 chilometri di diametro, con una forma conica quasi perfetta. La sua altezza è di circa 500 metri, con la sommità che si trova a 1.630 metri sotto il livello del mare. Questa forma regolare è stata accuratamente mappata grazie alle campagne oceanografiche condotte dal progetto VULCANA, che hanno utilizzato tecnologie avanzate di mappatura ad alta risoluzione per rilevare dettagli strutturali importanti. Il vulcano si eleva da una base situata a circa 2.260 metri di profondità sul lato est e a 2.200 metri sul lato ovest, con pendenze che conferiscono al vulcano la sua forma simmetrica. Uno degli aspetti più intriganti del vulcano di Enmedio è la presenza di un cono secondario situato sul lato sud-ovest del vulcano principale. Questo cono minore si estende per circa 1,5 chilometri in lunghezza e 1 chilometro in larghezza, con un’altezza di oltre 100 metri. La sua direzione nord-ovest/sud-est è allineata con le faglie circostanti, indicando una complessità strutturale che potrebbe avere implicazioni significative per la comprensione della dinamica vulcanica dell’area. Le ricerche condotte da Juan Carlos Carracedo hanno rivelato che le lave recuperate dal vulcano di Enmedio sono di origine relativamente recente, suggerendo che il vulcano potrebbe non essere completamente dormiente. Questo è un dettaglio cruciale, poiché indica che l’attività vulcanica sottomarina potrebbe continuare o potrebbe essere avvenuta in tempi storici vicini. Un evento sismico significativo collegato al vulcano di Enmedio è il terremoto di magnitudo 5,3 che ha colpito le Isole Canarie il 9 maggio 1989. Questo terremoto, uno dei più forti mai registrati nella regione, è stato probabilmente causato da movimenti tettonici associati al vulcano, confermando il suo ruolo attivo nella dinamica sismica dell’arcipelago. La correlazione tra l’attività vulcanica e la sismicità in quest’area è di grande interesse per gli scienziati, che continuano a monitorare la zona per eventuali segnali di attività eruttiva o sismica. Il vulcano di Enmedio, nonostante la sua ubicazione in acque profonde, è monitorato attentamente grazie alle moderne tecniche di rilevamento sismico. Questi strumenti permettono di osservare in tempo reale i movimenti tettonici e le variazioni nella struttura del vulcano, fornendo dati preziosi per prevedere eventuali attività sismiche o eruttive future. La forma conica ben conservata del vulcano potrebbe indicare che esso ha subito processi erosivi limitati, suggerendo una possibile attività recente o in corso. L’importanza del monitoraggio è sottolineata dalla possibilità che il vulcano possa generare terremoti di magnitudo significativa, potenzialmente fino a 6, data la sua posizione tra blocchi tettonici attivi. Gli sciami sismici registrati nella regione sono un segnale che il vulcano di Enmedio potrebbe riservare sorprese in futuro, e gli scienziati non escludono che possa verificarsi un’altra eruzione sottomarina o un significativo evento sismico. Le ricerche in corso sul vulcano di Enmedio sono cruciali per comprendere non solo la sua attività, ma anche l’evoluzione geologica dell’intero arcipelago delle Canarie. La posizione del vulcano lungo una faglia attiva e il suo allineamento con la frattura propagante dall’Atlante suggeriscono che esso potrebbe essere un indicatore dei processi che hanno formato le isole e continuano a modellarle. Il vulcano di Enmedio rappresenta un laboratorio naturale per lo studio del vulcanismo sottomarino e dei terremoti ad esso correlati, offrendo preziose opportunità per migliorare la nostra comprensione dei fenomeni geologici in ambienti marini profondi. La sua complessa struttura, l’attività sismica e vulcanica e la sua interazione con le faglie circostanti rendono il vulcano di Enmedio un soggetto di studio di grande importanza per la scienza moderna, con implicazioni dirette per la valutazione del rischio sismico nelle Canarie e per la conoscenza dei processi tettonici globali.
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