Il fenomeno dello spreco alimentare rappresenta una delle contraddizioni più grandi della nostra epoca. Milioni di persone soffrono la fame e l’insicurezza alimentare e nonostante ciò, ogni anno un’enorme quantità di cibo finisce per essere sprecato.
E' un dramma globale che ha conseguenze devastanti su ambiente, economia e società.
L’anno appena trascorso e un nuovo esame sui dati globali, hanno portato alla luce una situazione allarmante, che evidenzia un netto peggioramento, nonostante gli sforzi per contrastarlo.
Il Global Food Waste Index Report delle Nazioni Unite, pubblicato nel 2023, lanciava già un grido d’allarme: "circa un terzo della produzione alimentare mondiale finisce nella spazzatura".
Questo equivale a circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo disperso ogni anno.
Un ammontare che non solo alimenta l’inefficienza economica, ma incide sul mondo in cui viviamo, contribuendo alle emissioni di gas serra e aggravando i cambiamenti climatici, tema che sappiamo essere oggi molto discusso.
Nonostante le dimensioni del problema però, c'è una realtà ancor più crudele: la fame resta un'emergenza molto grave.
Le cause sono molte e vanno ben oltre il solo comportamento individuale.
Quello a cui assistiamo quotidianamente è il risultato di un sistema complesso e disfunzionale che coinvolge tutti, dalla filiera produttiva alla distribuzione, a noi consumatori.
La Spagna è uno dei paesi europei con i tassi di spreco più elevati.
Secondo un report dell’Osservatorio sulla Sostenibilità, circa 1,3 milioni di tonnellate di cibo vengono sprecate ogni anno, pari a quasi 30 chilogrammi per persona.
Scendendo un po' più nel dettaglio, possiamo vedere che il settore domestico rappresenta la principale causa di spreco, con circa il 42% del totale, seguito da ristoranti e catene di distribuzione alimentare.
Ma quali sono le reali cause di questo problema?
Certamente l'eccessiva produzione.
Una industria alimentare spinta dalla logica del profitto, tende a produrre e distribuire quantità di cibo ben superiori alla domanda effettiva, creando un surplus che finisce per essere scartato una volta che non è più commerciabile.
Questo si lega all'inadeguata gestione delle scadenze del prodotto stesso, che fa sì che interi lotti di cibo vengano gettati via anche quando sarebbero ancora perfettamente consumabili.
Ben più insidiosa poi è la visione estetica imposta sul cibo.
Frutta e verdura con imperfezioni o dalle dimensioni non "idonee alla vendita" vengono regolarmente scartate, nonostante siano perfette per il consumo umano.
Poi ci sono le abitudini alimentari scorrette assunte in casa come ad esempio la mancata pianificazione dei pasti, che limiterebbe almeno in parte lo spreco.
Soffermandosi su numeri e dati, la domanda che sorge spontanea è: perchè dove la fame e la malnutrizione colpiscono milioni di persone, tanto di ciò che produciamo viene sprecato? Diventa così una vera e propria questione morale oltre che un fallimento economico e ambientale.
Lo spreco alimentare è un lusso che non possiamo più permetterci, ed è per questo che sempre più persone nel mondo, si stanno avvicinando al concetto di "zero waste", un vero e proprio movimento nato per contrastare questo fenomeno.
Le persone si impegnano a ridurre il proprio impatto ambientale attraverso pratiche come il consumo consapevole e la promozione dell’economia circolare. In ambito alimentare, il primo vero suggerimento che viene dato è quello di eliminare a monte la possibilità di sprecare, facendo attenzione nel momento di fare la spesa: fare acquisti oculati e moderati, badando alla data di scadenza e non comprando più di quanto serva, così da evitare di ritrovarsi in un secondo momento, a buttare via il cibo avanzato o scaduto.
Se avanza qualcosa nel piatto poi, evitare di buttarlo, ma mangiarlo il pasto successivo, oppure utilizzarlo per cucinare altro.
E' tornata recentemente in voga quella che oggi definiamo "cucina antispreco", tanto che sul web ci sono un gran numero di nuovi canali nati proprio dalla necessità di ricreare piatti partendo da ciò che è avanzato dal pasto precedente o utilizzando parti di alimenti che generalmente vengono scartati, come gambi di verdure, bucce o foglie.
Il paradossale divario tra il bisogno di cibo e il suo spreco ci interroga e la risposta sembra essere sempre la stessa: un piccolo gesto del singolo può avere un impatto enorme per la collettività.
Quindi, spazio alla creatività, meno spreco e buon prossimo pasto!