Il 30 maggio alle Canarie: tra folklore, gofio e salti con il bastone. Il significato autentico della Festa Canaria più importante dell'anno.

Scritto il 01/05/2025
da Barbara Stolecka



Il 30 maggio, nelle Isole Canarie, non è una data qualunque: è il Día de Canarias, la festa più sentita dell’arcipelago, un giorno in cui l’identità canaria si manifesta in tutta la sua forza, tra folklore, tradizione, gastronomia e orgoglio. Le strade si riempiono di bandiere bianco, blu e giallo, le piazze risuonano di musica tradizionale, e l’aria profuma di piatti tipici come le papas arrugadas col mojo e il gofio, la storica farina di cereali tostati. Non è solo una celebrazione istituzionale: è un’esplosione di cultura popolare, un momento corale in cui ogni canario, ovunque si trovi, sente il richiamo della propria terra.
Questa ricorrenza, a dispetto del suo valore simbolico, è relativamente giovane: è stata istituita nel 1983 per commemorare la prima seduta del Parlamento delle Canarie, tenutasi proprio il 30 maggio di quell’anno a Santa Cruz de Tenerife, a seguito dell’approvazione dello Statuto di Autonomia del 1982. Un passaggio decisivo che ha segnato l’inizio dell’autogoverno delle isole e la loro affermazione come comunità autonoma all’interno dello Stato spagnolo. Ma il 30 maggio richiama anche un evento storico più antico: il Pacto de Calatayud del 1481, l’accordo tra i Re Cattolici e Tenesor Semidán, il guanarteme di Gran Canaria, che sancì l’annessione delle isole al Regno di Castiglia. Una data dunque densa di significato, che intreccia la storia coloniale con quella dell’autonomia moderna.
Un’altra particolarità interessante è il sistema di capitale condivisa che caratterizza le Canarie: Santa Cruz de Tenerife ospita il Parlamento, mentre Las Palmas de Gran Canaria accoglie la Presidenza e numerosi uffici governativi e giudiziari. Una struttura pensata per garantire equità tra le due province, esempio raro in Europa di co-capitalità funzionale, simbolo della volontà politica di equilibrio tra le isole.
Nel Día de Canarias, però, la politica passa in secondo piano. Quello che si respira è un forte sentimento collettivo, un amore autentico per le tradizioni e la voglia di trasmetterle, soprattutto ai più giovani. Nelle scuole si organizzano spettacoli, recite e poesie in dialetto canario; nei paesi si tengono romerías, concerti, fiere e picnic popolari. Tutti si vestono con i costumi tradizionali: gonne lunghe, camicie ricamate, fazzoletti colorati e cappelli in feltro raccontano una moda d’altri tempi che, per un giorno, torna a vivere nelle strade. E non è raro vedere anche turisti coinvolti, impacciati ma sorridenti, in questa celebrazione partecipata e inclusiva.
Il cibo gioca un ruolo centrale: nelle piazze si allestiscono stand per la degustazione del gofio, delle papas arrugadas condite col mojo picón, dei formaggi caprini e dei dolci tradizionali. Alcune scuole offrono colazioni tipiche con prodotti locali, e non mancano laboratori di cucina, concorsi di preparazione artigianale e mercatini che espongono ogni tipo di delizia. La gastronomia diventa così un mezzo per raccontare la storia dell’isola, la sua semplicità, la sua ricchezza di sapori antichi.
Ma il 30 maggio è anche una vetrina per le tradizioni sportive e culturali delle isole. La lucha canaria, la lotta tradizionale corpo a corpo, viene mostrata in appassionanti incontri pubblici, mentre il salto del pastor, tecnica antica dei pastori per attraversare i terreni scoscesi con lunghi bastoni, diventa un vero e proprio spettacolo di abilità ed equilibrio. C’è poi il Silbo Gomero, linguaggio fischiato unico al mondo e riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio Immateriale dell’Umanità, che sull’isola di La Gomera è ancora insegnato nelle scuole e usato in occasione delle feste. Vederlo in azione, con frasi intere comunicate da una montagna all’altra attraverso semplici fischi, lascia sempre senza parole, anche i canari stessi.
Infine, accanto agli eventi più conosciuti, ci sono le piccole tradizioni che rendono questa giornata davvero speciale: giochi popolari come le corse coi sacchi, le sfide con la fionda, la rievocazione dei mestieri antichi e le danze folkloristiche che coinvolgono intere generazioni. Tutto contribuisce a creare un’atmosfera vivace, autentica e profondamente identitaria.
Il vero segreto del Día de Canarias, infatti, è proprio questo: non la celebrazione in sé, ma lo spirito che la anima. È un giorno in cui i canari si riconoscono gli uni negli altri, si raccontano, si tramandano storie e saperi. È la festa della consapevolezza, della memoria, della comunità. Un inno collettivo alla propria terra, vissuto con gioia e orgoglio. Per chi vive sulle isole, è un ritorno alle radici. Per chi arriva da fuori, è un’occasione per scoprire una cultura calda, accogliente e sorprendentemente viva. In un mondo che corre veloce, il 30 maggio alle Canarie è un invito a fermarsi, respirare e ricordare da dove veniamo.