A un anno dalla storica manifestazione, "Canarias Tiene un Límite" torna in piazza contro il turismo di massa

Scritto il 01/05/2025
da VivileCanarie ,

 

Le Isole Canarie tornano al centro dell’attenzione sociale e politica. Il collettivo "Canarias Tiene un Límite" ha annunciato nuove mobilitazioni per il 18 maggio 2025, a Tenerife e in tutto l’arcipelago, per denunciare nuovamente le gravi conseguenze del modello di sviluppo basato sul turismo di massa. Le proteste, previste in concomitanza con scioperi del personale legato al settore turistico e dei servizi pubblici, mirano a evidenziare l'insostenibilità ambientale e sociale dell'attuale sistema economico isolano.

Secondo il comunicato diffuso l'8 aprile e firmato da quindici organizzazioni ambientaliste e sociali, il mese di maggio segnerà un nuovo momento di mobilitazione collettiva. Le manifestazioni si terranno il 18 maggio, con azioni previste in diversi comuni dell’isola di Tenerife e manifestazioni simboliche in altre isole come Gran Canaria, La Palma e Lanzarote.

Il movimento prende ispirazione dalla mobilitazione del 20 aprile 2024, che viene definita “storica” per l’imponente partecipazione popolare: centinaia di migliaia di persone scesero in piazza in tutte e otto le isole per denunciare il collasso dell’Arcipelago e chiedere una trasformazione radicale del modello economico.

“È passato un anno e nulla è cambiato”, scrive il collettivo. “Le istituzioni non hanno assunto alcuna responsabilità, e anzi, la situazione è peggiorata”. Tra le accuse principali, spiccano la mancanza di regolamentazione della crescita turistica, la speculazione edilizia incontrollata, l’incremento del costo degli affitti, la scomparsa progressiva degli ecosistemi naturali e l’aumento della povertà nelle fasce più vulnerabili della popolazione locale. Il Governo delle Canarie, secondo il comunicato, non ha preso nessuna misura concreta per affrontare l'emergenza climatica e abitativa e non ha aperto canali di dialogo reali con la società civile.

A supporto delle mobilitazioni, si è unito anche il personale di diversi settori, in particolare i lavoratori e le lavoratrici del comparto turistico, addetti alla ristorazione e alloggio, operatori dei trasporti pubblici e impiegati nel settore della pulizia. I sindacati annunciano scioperi parziali e giornate di mobilitazione simultanee, con lo slogan “Sin derechos, no hay paraíso” (“Senza diritti, non c’è paradiso”), per denunciare la precarietà lavorativa e i bassi salari che persistono in un settore che genera miliardi di euro.

Tra i firmatari del comunicato si contano associazioni note come Salvar La Tejita, Coordinadora El Rincón - Ecologistas en Acción, ATAN, Fundación Telesforo Bravo, GOHNIC, SEO BirdLife, Asamblea en Defensa de Nuestra Tierra, Islas de Resistencia, Kellys Unión Tenerife e altre.

L’appello è chiaro: “È il momento di tornare in piazza. Non possiamo permettere che le nostre isole vengano vendute pezzo dopo pezzo a interessi stranieri”.

Il nodo centrale resta il modello di sviluppo. Il turismo rappresenta oltre il 35% del PIL canario, ma secondo i movimenti sociali questo si traduce in un rapporto squilibrato tra benefici economici e costi sociali: degrado ambientale, urbanizzazione selvaggia, espulsione delle classi popolari dai centri storici e mancanza di alternative economiche locali.

Il movimento Canarias Tiene un Límite chiede una moratoria immediata sui nuovi progetti turistici e immobiliari, una revisione della legislazione urbanistica, il rafforzamento delle politiche ambientali e un modello economico diversificato e sostenibile che metta al centro i diritti dei residenti e la preservazione del territorio.

Con la nuova ondata di proteste alle porte, le Canarie si preparano a vivere un altro mese caldo, segnato dalla mobilitazione civile e dal conflitto aperto tra cittadinanza e istituzioni. Un confronto che, a detta degli attivisti, non è più rinviabile.