L'influenza della Chiesa cattolica nell'arcipelago canario, a partire dalla riscoperta del navigatore italiano Lanzarotto Malocello nel 1312, fu profonda e complessa. Questo evento segnò l'inizio dei contatti con l’Europa e aprì un’epoca di evangelizzazione intrecciata al dibattito sulla schiavitù. La Chiesa giocò un ruolo decisivo, oscillando tra la difesa dei diritti umani e la giustificazione della conquista.
Prima della conquista castigliana, le isole erano abitate dai Guanches, organizzati in società pre-statali. I primi contatti, legati al commercio dell’orchilla e alla cattura di schiavi, misero la Chiesa di fronte alla realtà di popolazioni considerate “pagane” e ridotte in servitù. Già nel 1344 Papa Clemente VI, con la bolla Tua devotionis sinceritas, istituì il Vescovato della Fortuna, nominando vescovo il carmelitano Bernardo Font. Sebbene l’iniziativa non avesse effetti immediati, testimoniò la chiara volontà della Santa Sede di avviare un processo di cristianizzazione.
La posizione della Chiesa sulla schiavitù rimase contraddittoria. Se da un lato i conquistatori ricorrevano alla manodopera indigena, dall’altro diverse bolle papali ne condannarono la riduzione in schiavitù. Nel 1434 Papa Eugenio IV, con la bolla Sicut Dudum, ordinò la liberazione dei nativi, una delle prime condanne esplicite della schiavitù in età moderna. Francescani e domenicani furono spesso i più attivi nel denunciare gli abusi, difendendo i diritti degli indigeni e cercando di evangelizzarli in condizioni più libere.
L’evangelizzazione si intrecciò strettamente con la conquista. I francescani si stabilirono a Fuerteventura e Lanzarote, imparando le lingue locali e predicando il Vangelo. Jean de Béthencourt, durante la sua spedizione, portò con sé ecclesiastici e promosse la costruzione della chiesa di San Marcial del Rubicón a Lanzarote, prima sede episcopale effettiva dell’arcipelago. Con l’avanzare della conquista castigliana, conventi e chiese si moltiplicarono, diventando centri di diffusione del cristianesimo e strumenti di controllo culturale.
Le conversioni spesso avvenivano attraverso battesimi di massa, talvolta forzati o in circostanze che non garantivano una piena comprensione della fede. I luoghi sacri dei Guanches furono distrutti o trasformati e le divinità sostituite da figure cristiane. Nel 1483 fu istituita la Diocesi di Las Palmas de Gran Canaria, che consolidò l’organizzazione ecclesiastica di tutto l’arcipelago e pose fine al vescovato provvisorio di Rubicón. La conversione al cristianesimo divenne condizione necessaria per l’integrazione nella società coloniale.
La Chiesa ebbe dunque un ruolo ambivalente. Da un lato cercò di limitare gli eccessi della conquista e di difendere i nativi, anticipando in parte concetti moderni di diritti umani. Dall’altro lato fu un pilastro della legittimazione ideologica della conquista, fornendo giustificazioni religiose alla sottomissione dei popoli non cristiani. L’evangelizzazione, pur mirando alla salvezza delle anime, contribuì alla perdita delle tradizioni indigene e all’assimilazione culturale.
Il suo influsso restò indelebile: un segno di protezione e di denuncia, ma anche di imposizione e trasformazione. La storia della Chiesa nelle Canarie mostra chiaramente la difficoltà di conciliare missione spirituale e interessi politici, lasciando un’eredità che ancora oggi pesa nella memoria culturale delle isole.
Presidente della Società Dante Alighieri – Comitato Isole Canarie
Presidente del Comitato Internazionale del VII Centenario della riscoperta di Lanzarote e delle Isole Canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello
Corrispondente Consolare d’Italia a Lanzarote