Quando il pianeta diventa parola e il silenzio si fa preghiera
C’è un respiro che attraversa tutto ciò che vive. Lo sentiamo nel battito del mare, nel vento che muove i vulcani addormentati, nel silenzio delle montagne. È la voce della terra, antica e costante, che da millenni ispira miti, religioni, poesie e viaggi.
Eppure, nel mondo moderno, rischiamo di non sentirla più.
Abbiamo imparato a misurare, calcolare, fotografare la natura, ma spesso abbiamo dimenticato di ascoltarla.
Eppure, ogni cultura, dai popoli oceanici ai monaci medievali, dagli artisti romantici ai poeti contemporanei, ha trovato in essa una maestra di saggezza e una fonte di spiritualità.
Oggi, tornare a sentire il respiro della terra non è un gesto nostalgico, ma un atto urgente: un ritorno alla dimensione sacra dell’esistenza, dove la natura non è risorsa, ma relazione.
Le radici antiche: quando la terra era divinità
Per i popoli antichi, la terra era madre e mistero.
Nelle Isole Canarie, i Guanci, popolazione originaria di probabile origine berbera, veneravano il vulcano Teide come dimora sacra del dio Achamán, creatore del cielo e delle montagne.
Il fuoco del vulcano non era visto come distruttore, ma come dialogo tra luce e ombra, simbolo del ciclo di morte e rinascita.
Queste visioni si intrecciano con quelle di altre culture: in Grecia Gaia è la divinità della terra, in America Latina la Pachamama è custode della fertilità e della memoria.
La terra non era soltanto un corpo fisico, ma un essere vivente, portatore di storie, energia e spiritualità.
Oggi, anche nelle Canarie, miti e leggende guanche rivivono nei racconti degli anziani e negli itinerari culturali che uniscono natura e sacro.
Arte e natura: la bellezza come linguaggio sacro
L’arte traduce in forma ciò che la natura suggerisce nel silenzio.
Alle Canarie, il paesaggio di lava, vento e mare è stesso un’opera viva.
Lo scrittore José Saramago parlava di un luogo dove “Non c’è tempo, solo vento. Non c’è confine, solo orizzonte.” L'artista César Manrique ha incarnato questa filosofia con case scavate nella roccia e giardini di lava, in cui uomo e natura convivono in armonia senza compromessi. La sua opera è un manifesto ecologico ante litteram: la bellezza come equilibrio tra forze naturali e umane.
In questo spirito, artisti e poeti contemporanei vedono l’arte come riconciliazione con la terra e ascolto del silenzio naturale.
Spiritualità ecologica: la nuova frontiera del sacro
Negli ultimi decenni si è diffusa una sensibilità che unisce scienza, poesia e consapevolezza in una spiritualità ecologica.
Non si tratta di una religione, ma di un modo di vivere che riconosce la natura come un essere vivente e una coscienza collettiva.
Dalle pratiche giapponesi dello shinrin-yoku (bagno nella foresta) ai pellegrinaggi lenti, dalla sostenibilità agroecologica ai festival che celebrano i cicli naturali, il mondo ritrova la sacralità della vita connessa alla terra.
Ogni gesto semplice diventa parte integrante del ritmo universale.
Come dice un proverbio dei nativi americani: “Non ereditiamo la terra dai nostri padri, la prendiamo in prestito dai nostri figli.”
Poesia della lentezza: il tempo della natura
La terra non ha fretta.
In un mondo frenetico, rallentare è un atto rivoluzionario: ascoltare un tramonto senza distrazioni, leggere ad alta voce una poesia.
Poeti come Alda Merini e Mary Oliver hanno celebrato il tempo naturale come cura per l’anima.
Alle Canarie, questa lentezza si vive quotidianamente: il mare canta, il vento piega le palme, il silenzio si fa pensiero. Per questo la terra canaria è scelta da artisti come rifugio, un luogo dove la voce della natura non si perde, ma parla piano e con verità.
Il nuovo umanesimo della terra
Oggi più che mai, parlare di natura è parlare di umanità.
Le crisi ambientali ci chiamano a una nuova consapevolezza: non un ritorno nostalgico, ma un nuovo umanesimo in cui l’uomo è parte di un tutto.
La letteratura, la filosofia e l’arte si fanno strumenti di connessione e memoria.
La spiritualità, lungi dall’essere confinata ai luoghi sacri, si manifesta anche in un sasso, un albero, una goccia d’acqua.
Ritornare alla terra, ritornare a sé
Ascoltare il respiro della terra è tornare a essere vivi. Ogni cosa ha un ritmo, la vita è un equilibrio di luce e ombra.
Alle Canarie, vulcani e mare sono il simbolo di questo destino: distruggere, rinascere, creare, amare.
Il respiro della terra è il nostro respiro. Riconoscerlo è il primo passo per abitare poeticamente il mondo.
Idee e percorsi ispirati alla terra
Arte e natura:
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Fundación César Manrique (Lanzarote): architettura organica e paesaggio.
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Museo de la Naturaleza y el Hombre (Tenerife): dialogo tra mito e scienza.
Rituali di lentezza:
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Meditazioni e camminate nei boschi (shinrin-yoku).
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Viaggi a piedi nei cammini storici (Camino de Santiago, Via Francigena).
Letture consigliate:
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“Il Vangelo secondo la Natura” – Pablo d’Ors
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“Taccuino di un ritorno al paese natale” – Aimé Césaire
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“L’uomo che piantava gli alberi” – Jean Giono
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“Quasi un oggetto d’amore” – José Saramago

