Le gallerie d’acqua di Tenerife: storia, ingegno e valore economico dell’isola vulcanica

Scritto il 11/11/2025
da Caterina Chiarelli

L’isola di Tenerife, la più grande delle Canarie, è un territorio di straordinaria complessità geologica e climatica. La sua natura vulcanica, unita alle forti differenze altimetriche, ha reso la gestione dell’acqua una sfida secolare per le popolazioni che vi hanno abitato. In un ambiente dove le piogge sono scarse e irregolari e i fiumi praticamente inesistenti, l’uomo ha dovuto sviluppare soluzioni ingegnose per assicurarsi una risorsa vitale. Tra queste, le gallerie idriche, conosciute localmente come galerías, rappresentano uno dei più straordinari esempi di ingegneria idraulica tradizionale del mondo.

Le origini della ricerca dell’acqua

Già in epoca aborigena, i Guanci, gli antichi abitanti di Tenerife, sfruttavano le sorgenti naturali e i bacini pluviali per la loro sopravvivenza.  Tuttavia, fu con l’arrivo dei coloni castigliani nel XV secolo che si avviò una vera e propria organizzazione della risorsa idrica. L’acqua era fondamentale non solo per la popolazione, ma soprattutto per l’agricoltura, che costituiva la base dell’economia locale.

Le prime coltivazioni intensive di canna da zucchero, seguite da quelle di vite, banano e pomodoro, richiedevano un sistema di irrigazione affidabile. Le sorgenti naturali, spesso situate in zone montuose e di difficile accesso, si rivelarono insufficienti.  Fu così che nacque l’idea di scavare la montagna per intercettare l’acqua intrappolata nelle falde sotterranee di origine vulcanica.

La nascita delle galerías

A partire dal XIX secolo, gli abitanti di Tenerife iniziarono a costruire lunghe gallerie artificiali nella roccia, note come galerías de agua. Si tratta di tunnel orizzontali scavati a mano, spesso lunghi anche diversi chilometri, che penetrano nel cuore delle montagne per raggiungere le zone dove le rocce porose vulcaniche trattengono l’acqua piovana.

Ogni galleria, in sostanza, è un “pozzo orizzontale”: un cunicolo inclinato che permette all’acqua di fluire naturalmente verso l’esterno grazie alla gravità. Lungo il percorso, venivano inseriti pozzi verticali per aerare l’interno e per permettere l’estrazione del materiale scavato.

Nel corso del Novecento, queste strutture si moltiplicarono: oggi se ne contano oltre 1.000 in tutta l’isola, per una lunghezza complessiva di più di 2.000 chilometri. Alcune sono tuttora in funzione, mentre altre sono state abbandonate o riconvertite.

Tecniche di costruzione e rischi

La realizzazione delle galerías era un lavoro estremamente pericoloso e faticoso. Venivano scavate con strumenti rudimentali come picconi, martelli e dinamite, da squadre di minatori esperti. Le condizioni erano difficili: ambienti stretti, oscuri e umidi, con scarsa ventilazione e rischio di crolli o esplosioni accidentali.

Nonostante ciò, l’attività era economicamente redditizia. Le società proprietarie delle gallerie, spesso costituite da gruppi di agricoltori o investitori, vendevano l’acqua a peso d’oro. Ogni galería era registrata e l’acqua che ne fuoriusciva veniva distribuita attraverso una rete di canali e condotte, con quote e turni ben definiti.

L’importanza economica e sociale

Grazie a questo sistema, Tenerife poté sviluppare un’agricoltura fiorente anche in zone aride. Le piantagioni di banane e pomodori, in particolare, divennero il motore dell’economia isolana nel XX secolo, garantendo esportazioni e posti di lavoro

Le galerías contribuirono anche alla nascita di un vero e proprio mercato dell’acqua, con diritti di sfruttamento e titoli di proprietà. L’acqua divenne un bene di valore comparabile alla terra stessa, e la gestione delle risorse idriche segnò profondamente la struttura sociale dell’isola.

Molti villaggi nacquero e prosperarono proprio attorno a queste gallerie, che fornivano acqua potabile e irrigua, trasformando un territorio montuoso e brullo in un mosaico di campi verdi.

Crisi e modernizzazione del sistema

Dagli anni ’70 del Novecento, l’aumento della domanda idrica, spinto dalla crescita turistica e urbana, ha messo a dura prova il sistema tradizionale. Le galerías, un tempo fonte primaria d’acqua, hanno iniziato a prosciugarsi o a fornire quantità insufficienti.  Inoltre, la loro manutenzione è diventata sempre più onerosa e rischiosa.

Per affrontare questa sfida, Tenerife ha avviato un processo di modernizzazione della gestione idrica.  Sono stati introdotti sistemi di pompaggio meccanico, dighe e serbatoi, e soprattutto impianti di desalinizzazione, che oggi contribuiscono in modo significativo all’approvvigionamento idrico potabile dell’isola.  Nonostante ciò, le galerías mantengono un ruolo fondamentale nella rete idrica, integrandosi con le tecnologie moderne.

Eredità culturale e ambientale

Oggi, le gallerie idriche di Tenerife rappresentano un patrimonio storico e tecnico di enorme valore. Molte di esse, non più operative, sono oggetto di studi geologici e speleologici, e alcune sono state trasformate in percorsi di visita o in siti di interesse educativo.

La loro presenza testimonia la capacità dell’uomo di adattarsi a un ambiente difficile, utilizzando ingegno, conoscenza del territorio e spirito cooperativo. Allo stesso tempo, costituiscono un monito sull’importanza della gestione sostenibile dell’acqua in un’isola dove il cambiamento climatico e la pressione turistica rendono la risorsa sempre più preziosa.

La storia delle galerías di Tenerife non è solo una vicenda tecnica, ma anche umana e sociale. È la storia di un popolo che, in un territorio arido e vulcanico, ha saputo trasformare le montagne in vene d’acqua, creando un sistema unico al mondo. Oggi, mentre l’isola guarda al futuro attraverso la desalinizzazione e il riuso delle acque, la memoria di queste gallerie scavate nella roccia resta viva: simbolo dell’ingegno, della resilienza e del profondo legame tra l’uomo e la natura.